Una dipendente che aveva smarrito il computer aziendale alla fine è stata denunciata per simulazione di reato. Per cercare di salvarsi da un guaio relativamente importante, è finita in uno ancora più grosso. Secondo quanto riportato da MonzaToday, la donna, una 47enne di origini pugliesi ma residente da diversi anni nella provincia di Lecco, aveva perso il pc aziendale e, preoccupata delle conseguenze sul posto di lavoro, ha architettato un piano, secondo lei perfetto, per uscirne bene agli occhi del capo: si è inventata una rapina. Ovviamente ha cercato di pensare a tutto per rendere il più veritiero possibile quanto accadutole, forse esagerando anche un pochino.
Secondo il suo racconto infatti una vettura le si sarebbe affiancata costringendola a fermarsi, un ladro in sella a una moto con casco integrale le avrebbe prima intimato di aprire la portiera, e subito dopo rubato la valigetta con al suo interno il pc aziendale. Praticamente una scena da film. Tutti questi particolari scenografici hanno però insospettito i carabinieri dai quali la donna si era recata per sporgere denuncia. Anche il luogo e il momento della rapina, un pomeriggio di inizio maggio tra le corsie trafficate della Valassina, qualche dubbio lo avevano fatto venire. Dopo essere passata in pochi minuti da vittima a indagata, la donna è crollata e ha confessato di essersi inventata tutta l’incredibile storia. È quindi stata denunciata per simulazione di reato e rischia una pena fino alla reclusione da uno a tre anni.
La storia inventata
Lo scorso 11 maggio la 47enne si è presentata dai carabinieri di Cremella per denunciare che poche ore prima, verso le 15, mentre si trovava alla guida della sua auto, una Audi, ed era da poco uscita dallo svincolo della Valassina di Veduggio con Colzano, era stata affiancata da una vettura che l’aveva a un certo punto costretta a fermarsi tagliandole la strada, dopo che l’aveva tallonata per qualche chilometro. Come se non bastasse, a quel punto era giunto un losco individuo in sella a una grossa moto, con il volto coperto da un casco integrale scuro, che con una pistola in mano le aveva picchiato sul finestrino ordinandole di aprire la portiera. La donna aveva ovviamente obbedito e il ladro aveva afferrato la valigetta sul sedile del passeggero ed era scappato in direzione di Renate a bordo del ciclomotore, facendo perdere le proprie tracce.
L’accusa
La vittima di tale rapina ha poi detto ai militari che all’interno della preziosa valigetta c’erano alcuni documenti di lavoro e il computer aziendale. Il fatto è arrivato per competenza territoriale anche al comando dei carabinieri di Besana in Brianza, che subito hanno avviato le indagini. Posti di blocco sono stati messi vicino agli svincoli della Valassina. Ma c’era qualcosa di strano nel racconto della povera vittima che ha portato i carabinieri a fare ulteriori domande alla 47enne che alla fine, messa alle strette, è crollata e ha confessato di essersi inventata tutto. A quel punto le è stata notificata l’elezione di domicilio in relazione alla simulazione di reato, articolo 367 del codice penale, e adesso dovrà affrontare un procedimento penale.
Per la simulazione di reato rischia una pena fino alla reclusione da uno a tre anni. E alla fine non ha comunque fatto una bella figura davanti al suo datore di lavoro. Sarebbe stato molto meglio confessare al capo di aver smarrito il pc aziendale.Segui già la pagina di Milano de ilGiornale.it?
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