Dopo quelli contro il patrimonio e sul traffico di droga, i reati contro la persona sono al terzo posto nella statistica della tipologia dei reati iscritti fra i procedimenti pendenti nel Distretto della corte d'Appello di Milano, con 953 fascicoli pari al 7,72% di quelli aperti nell'anno giudiziario 2020-2021. Questo è quanto è emerso ieri nella relazione diffusa in tribunale a Milano durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario. In particolare si sottolinea come questo tipo di reati si concentrino maggiormente in provincia rispetto alla grande città. Il fenomeno si può spiegare «con la diffusione, soprattutto fra i giovani, di fenomeni di violenza di gruppo del tutto nuovi, amplificati e aggravati dal periodo del lockdown», scrive il presidente della corte d'Appello di Milano Giuseppe Ondei.
«Si tratta dell'inquietante fenomeno di gang o bande giovanili che si sfidano in piazza senza ragioni, ovvero di bande, talora connotate da comune provenienza etnica, che si affrontano alla insensata ricerca di supremazie, entro limitati ambiti territoriali, ottenute attraverso l'attivazione di spedizioni punitive in danno degli avversari, di condotte sopraffattorie o di intimidazione, specie su coetanei, al limite dell'estorsione» spiega il presidente della corte d'Appello di Milano.
«Questo fenomeno è stato spesso spiegato come una sorta di sfogo determinato dal periodo di chiusura totale durante il lockdown, ma si può anche spiegare come il frutto di disagi amplificati dalla pandemia, della irrazionalità sempre più diffusa, della sfiducia verso la cultura e i valori condivisi di civiltà, oltreché di un generale decadimento del costume sociale» conclude Ondei.
L'emergenza sanitaria ha avuto nel settore della giustizia conseguenze «devastanti» per gli adolescenti dal momento che le regole per limitare il contagio ha comportato «l'esclusione» dalla socialità, ma anche degli interventi di sostegno assicurato ai giovani e alle famiglie in difficoltà. La relazione sull'amministrazione della giustizia nel Distretto della corte di Appello di Milano sottolinea infatti la «disattenzione da parte delle istituzioni» verso i minori, attenzione richiamata solo dall'«esplosione della rabbia collettiva» come nell'episodio avvenuto nel Gallaratese dove due gruppi si sono affrontati con mezze e catene l'8 gennaio 2021.
«Nel periodo della pandemia si è rilevato che i ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile per maltrattamenti contro i familiari nel distretto milanese sono aumentati di oltre il 40% e la loro età media si è abbassata - si legge nella relazione -. La maggior parte ha meno di 15 anni e si tratta quindi di ragazzini che faticano a riconoscere il disvalore delle azioni agite all'interno di un contesto familiare problematico, conflittuale e spesso fortemente ambivalente».
«In questo senso - conclude il presidente della Corte d'Appello Giuseppe Ondei - è sempre più urgente mettere in campo una azione preventiva efficace per intercettare il disagio, accentuato dall'isolamento e dal confinamento imposti dalla pandemia.
Manca invero un piano educativo e sanitario sulla salute mentale (...) nonostante siano aumentati i gesti di autolesionismo, accentuati dalle sfide online come quelle di Tik Tok, e siano raddoppiati i tentativi di suicidio e anche i suicidi portati a termine».
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