Il prete chiude fuori i nomadi: «Basta furti»

Il prete chiude fuori i nomadi: «Basta furti»

Chiaro, conciso, efficace. «A causa di ripetuti furti gli zingari non possono entrare». Diceva così il cartello affisso fino a ieri al cancello della chiesa di San Silvestro, in fondo a via Lodovico il Moro, dove il Ticinese finisce e inizia il comune di Buccinasco. «L’ho tolto perché lo scopo per cui l’avevo messo è stato raggiunto» spiega don Alberto Sacco, milanese, 76 anni e da 25 parroco in questa chiesa di frontiera. Occhi chiari, sguardo franco e modi spicci, il sacerdote premette che non ha molto tempo da dedicarci, sottolineando che non gli sembra proprio il caso di fare tanto rumore per una cosa così «semplice e normale». Poi ci fa accomodare. E allora don, gli chiediamo? Perché quel cartello? «Perché basta! La nostra parrocchia agli zingari dà anche da mangiare, sa? E poi li riforniamo di vestiti smessi. Ma la settimana scorsa non è andata così...». Sentiamo com’è andata. «Erano le 17.30, era appena terminato l’oratorio estivo, ci vengono 113 ragazzi, mica pochi...Beh, sono arrivate due zingare, sono entrate nel cortile davanti alla chiesa e hanno portato via due di quei sacchi di abiti usati». Tutto qui? «No, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un altro furto in piena regola: sotto i nostri occhi, dopo la razzia dei due sacchi, altre due zingare hanno rubato gli zainetti di due ragazzini dell’oratorio. Un paio di signore che ci danno una mano in parrocchia con i giovani, però, le hanno rincorse, acchiappate e si sono riprese gli zainetti mentre le zingare fuggivano. In quel momento ho deciso che era ora di fare qualcosa di semplice, ma concreto. Ed è nata l’idea del cartello. Tutto qui: ogni cosa deve avere una risposta adeguata».
Don Alberto racconta che, da quel momento, nessun nomade ha mai più messo piede nel cortile della chiesa. «Ce n’è solo una che la domenica si mette davanti al portone a chiedere la carità, ma nel cortile, a trafficare con le cose altrui, non si è più visto nessuno. - spiega ancora il parroco -. Dopo una funzione, una sera, è venuta una donna e, timorosa, mi ha chiesto di poter entrare in chiesa a pregare. “Io sono una zingara, ma buona“ ha precisato. Ci mancherebbe! Io semplicemente non voglio vengano a rubare!».
Chiediamo a don Alberto se qualcuno, tra i suoi oltre 3mila parrocchiani, ha manifestato il proprio plauso per l’iniziativa. «Beh, gli zingari si sa come sono - risponde il parroco allargando le braccia -. Una sera, qui in via Santi, hanno rotto i vetri alle auto parcheggiate per rubare. In via Lodovico il Moro, poi, ce ne sono un paio che periodicamente si fanno il giro dei condomini per vedere se riescono a entrare negli appartamenti. In zona c’è stata una sorta di passaparola: “Vigiliamo“, ci siamo detti. Pensi che addirittura uno zingaro è venuto a congratularsi. “Io sono integrato - mi ha detto -, vivo con la mia famiglia qui vicino e volevo dirle che ha fatto bene. Altrimenti non avrebbero mai smesso».


E la Curia? «Non sono stato richiamato - ci assicura -. Solo una parrocchiana mi ha ripreso perché, a suo parere, il termine “zingari“ è offensivo. Sa cosa le ho risposto? Che è come dare degli italiani agli italiani!».

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