Troppe salme in lista d'attesa. Era già accaduto nella prima fase della pandemia, il crematorio di Lambrate in un primo momento era stato chiuso ai non residenti. Quando l'arrivo delle bare diventò ingestibile, dal 3 al 21 aprile, scattò lo stop anche ai milanesi, a causa dell'aumento «costante e progressivo dei defunti in attesa di cremazione». I tempi di attesa si aggiravano già intorno ai venti giorni, superare quella soglia avrebbe potuto causare problemi di carattere igienico-sanitario, andavano prima cremate le salme già conservate nelle celle refrigerate (la struttura ne conta 133). E ci risiamo, purtroppo. Sperando che questa volta il virus dia tregua, e non si debba arrivare ancora ad un blocco totale, il Comune intanto ha decretato il primo step. A partire da domani la possibilità di richiedere una cremazione presso il Polo di Lambrate sarà limitata ai soli residenti, che siano deceduti a Milano o anche fuori città. La determina firmata ieri dal direttore dei Servizi civici Andrea Zuccotti e dei Servizi funebri Mauro Cicognini si rifà all'ordinanza del sindaco del 26 marzo. «L'operatività del crematorio è costantemente monitorata dalla direzione servizi funebri per garantire il corretto funzionamento e la massima capacità dell'impianto» è spiegato sul sito del Comune.
Il numero dei decessi in città è preoccupante, nel documento si legge che «nel territorio milanese si sta registrando una crescente mortalità media giornaliera, anche con picchi superiori a ottanta decessi al giorno». Il dato non fa distinzione tra residenti e non, si può facilmente presumere quindi che incidano sul totale i pazienti Covid arrivati in condizioni gravissime negli ospedali cittadini dall'hinterland o anche da fuori regione. I familiari spesso chiedono che la cremazione venga fatta sul territorio. Ma il numero dei morti è praticamente raddoppiato. In generale, «la mortalità media nel territorio milanesi è pari a 46 decessi al giorno», conferma il testo del Comune, ed è su quella media che viene organizzato il servizio dei quattro forni a Lambrate. Un servizio garantito a tutti «ove non ci siano difficoltà tecniche o cause di forza maggiore». E ora siamo già entrati in fase critica. La situazione «sta compromettendo la normale capacità operativa del crematorio e del deposito, con tempi superiori ai cinque giorni di attesa dall'arrivo dei feretri».
Stop dunque alle salme dei defunti (in città o fuori) non residenti. Eccezionalmente, viene offerta in alternativa la possibilità di essere seppelliti sul territorio, e senza pagare i costi delle tariffa comunali dovute per l'inumazione o la tumulazione.
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