Il centrodestra lombardo serra le fila dopo gli attriti sulla mozione approvata dal Consiglio regionale che, tra le altre cose, chiedeva le dimissioni del leghista Gianluca Savoini da vicepresidente del Corecom Lombardia. Forza Italia richiama la coalizione alla compattezza: «Sono gli elettori che ci chiedono di restare uniti: divisi perderemmo», avverte il capogruppo azzurro al Pirellone, Gianluca Comazzi. Su Savoini «è stato solo un piccolo incidente di percorso ma noi abbiamo votato in maniera leale contro quella mozione aggiunge Forza Italia ha ottimi rapporti con gli alleati, un legame solido dimostrato anche in questi anni, con pochissime sbavature». Per questo Comazzi è convinto che «l'alleanza tra le varie anime del centrodestra proseguirà con rinnovato slancio anche nella prossima legislatura». Dopo il terremoto «che ci ha investito con il Covid prosegue - abbiamo dimostrato di saper tenere la barra dritta, rialzandoci in piedi. L'enorme impegno di cui ha dato prova la vicepresidente Letizia Moratti nel predisporre in tempi record un'ottima campagna vaccinale e nel riorganizzare la sanità lombarda è qualcosa di straordinario». Una coalizione, dunque, che non può prescindere da Fi. «La componente moderata è in crescita a tutti i livelli e il prossimo anno saremmo determinanti, specie per il nostro radicamento e la capacità di raccogliere preferenze». E sul candidato «saranno i nostri leader nazionali Berlusconi, Salvini e Meloni a decidere cosa fare, tenendo conto del lavoro fatto e ascoltando il territorio. La fretta ce l'ha la sinistra, un'armata Brancaleone che va dal M5s a Calenda». Così come decideranno i piani alti anche sull'eventuale lista unica tra la Lega e Fi, quella che Salvini vorrebbe presentare in Sicilia: «Ma al di là delle liste osserva Comazzi - ciò che conta è la forza del progetto politico che si intende portare avanti». Un'idea che sicuramente non scalda il cuore di Fratelli d'Italia: «Non siamo d'accordo sulle liste uniche», fa sapere la coordinatrice lombarda Daniela Santanchè, visto che «siamo tre partiti diversi, con tre sensibilità diverse». Però «non vogliamo assolutamente danneggiare la Lega né la coalizione», spiega l'esponente di Fdi rimandando al mittente le accuse velate del Carroccio dopo il caso Savoini. «Abbiamo votato con la maggioranza, se vogliono un colpevole devono guardare da un'altra parte. Noi se abbiamo qualcosa da dire lo diciamo in faccia, non alle spalle». Anche perché «saremmo dei pazzi a fornire assist alla sinistra, figuriamoci se vogliamo aiutare il Pd. Per noi sono avversari, con valori e programmi contrapposti». In ogni caso «va bene stare insieme, ma i nostri alleati devono dirci in quale metà campo vogliono giocare». Il governatore Fontana «rimane la prima scelta» per la candidatura, ma solo se gli altri partiti «saranno d'accordo sugli uscenti di altri Comuni o Regioni. Abbiamo sempre rispettato questa regola». Ad ogni modo «noi un candidato ce l'abbiamo ritorna alla carica Santanchè è la verità». Fdi scalpita, soprattutto perché «stiamo crescendo moltissimo in Lombardia. E gli alleati sanno bene che ormai siamo un partito con un consenso ampio. Non siamo più quelli del 3 per cento, vogliamo la nostra dignità politica». Intanto il Pd lancia la sfida annunciando l'inizio di una campagna social per le regionali, nella consapevolezza che la Lombardia sia «contendibile».
A stretto giro risponde il coordinatore del Carroccio, Fabrizio Cecchetti: «La Regione costruisce il suo futuro giorno per giorno e non solo svegliandosi per la campagna elettorale come fa il Pd. I lombardi sono persone concrete che guardano ai fatti e non alla propaganda: basta con il mondo alla rovescia».
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