Riapertura dei Navigli, referendum o dibattito? Il sindaco si tira indietro

Sulle consultazioni Sala ora delega il consiglio Il Pd: "L'assemblea è lo strumento più efficace"

Riapertura dei Navigli, referendum o dibattito? Il sindaco si tira indietro

Si confronteranno già in settimana nel partito (Pd) e in maggioranza i consiglieri comunali chiamati sabato dal sindaco Beppe Sala a decidere come consultare la cittadinanza sul tema della riapertura dei Navigli. Prenotandosi per il secondo mandato il sindaco, intervenuto alla kermesse «Il tempo delle donne», ha rilanciato il tema della riapertura dei canali cittadini: «Voglio che sia anche il consiglio a valutare se la via è il referendum o il dibattito pubblico, io porterò in consiglio l'idea la mia proposta nelle prossime settimane e poi deciderà l'aula». «Se la prima fase del progetto» ha spiegato ancora due giorni fa «andrebbe in linea con i lavori della M4» quindi con fine prevista tra il 2021 e il 2022, per la seconda fase, che prevede la riapertura totale della Cerchia, si andrebbe «molto più là», in un tempo quindi che potrebbe essere coperto solo da un suo secondo mandato. E se da più parti fanno notare come una consultazione tra i milanesi sia già stata fatta nel 2011, già a luglio il sindaco aveva sottolineato come da un punto di vista dei tempi organizzare un nuovo referendum rallenterebbe molto la partenza di un eventuale cantiere. «Secondo il regolamento comunale abbiamo solo due slot a disposizione per le consultazioni, ottobre/novembre, e non saremmo pronti - aveva spiegato a luglio - o dal 15 aprile al 15 giugno». Ma per raggiungere l'obiettivo del 2022, approfittando del fatto che una parte dei cantieri coincide con quelli già in corso per la M4, i lavori dovrebbero partire entro giugno. «Negli altri Paesi europei si utilizza il referendum o l'udienza pubblica, deciderà il consiglio a settembre».

Eccoci dunque. Oggi riprenderanno i lavori del consiglio comunale e il capogruppo del Pd, Filippo Barberis, ha già in agenda un incontro con i consiglieri del partito e un successivo con quelli della maggioranza per capire «quale possa essere lo strumento più approfondito e qualitativamente più efficace per consultare la cittadinanza» su un tema complesso come quello della riapertura di cinque tratti dei canali (Martesana-Gioia, San Marco-Conca dell'Incoronata, Sforza-Policlinico, Sforza-Policlinico, Vetra e Conca di Viarenna. Nel grafico i rendering dei tratti dal sito Urbanfile.org) fino ad arrivare allo scoperchiamento dell'intera Cerchia. Quale sia l'orientamento del Pd, almeno del capogruppo è facilmente intuibile: «Il vantaggio del dibattito pubblico - spiega Barberis - è che riesce ad andare oltre il semplice sie no, cogliendo spunti dalla città. Sappiamo già che c'è un ampio consenso sul progetto sia tra i politici che tra i milanesi e inoltre la cittadinanza si era già espressa nel 2011». C'è anche un tema di tempi... «Al di là dei tempi - conclude il capogruppo - vista l'importanza dell'intervento il dibattito pubblico rappresenta lo strumento qualitativamente più efficace per capire il parere dei milanesi». Il modello c'è già: «la discussione pubblica che abbiamo avviato sugli scali ferroviari, che ha coinvolto tutti, dai municipi alle categorie, grazie anche al ricorso alla tecnologia». Che non ci sia tempo da perdere è chiaro a tutti: il tema potrebbe approdare in aula già lunedì prossimo, al rientro del sindaco dal viaggio a Lima. Particolare non trascurabile però la forte perplessità dell'opposizione, con Forza Italia in testa: «Coinvolgere i cittadini è importante se fatto seriamente - attacca il capogruppo Gianluca Comazzi - . Un referendum però c'è già stato. Ma il punto vero è un altro: la sinistra è confusa e non ha un programma.

I soldi per realizzare il progetto (150 milioni per il primo step e 500 per il secondo) verranno presi ai milanesi? E che impatto averanno i cantieri sulla città già provata da lavori di M4? Senza queste risposte resta soltanto un'ipotesi suggestiva e romantica ma irrealizzabile».

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