Riaprono 22mila attività della ristorazione. E solo a Milano 40mila metri di nuovi dehors

Giorno della rinascita per il 40% dei locali. Ma intanto, molti posti persi

Riaprono 22mila attività della ristorazione. E solo a Milano 40mila metri di nuovi dehors

Sono oltre 22mila le attività lombarde della ristorazione che oggi potranno tornare a lavorare perché finalmente in grado di sfruttare gli spazi all'interno.

Lo stima Confcommercio Lombardia, che in questo vede un passo verso il ritorno alla normalità in attesa della zona bianca e della conseguente caduta anche del limite orario imposto dal coprifuoco: «Una boccata d'ossigeno per bar e ristoranti che non avendo spazi all'esterno, erano in forte difficoltà» dice l'organizzazione.

E 160mila in tutto sono le imprese della ristorazione interessate dalla riapertura, quelle che non hanno potuto approfittare della «finestra» aperta il 26 aprile bella fetta delle imprese della ristorazione, il 46% circa, che hanno visto il loro lockdown prolungato di un mese e mezzo.

Intanto, come ha calcolato Fiepet (l'associazione di categoria delle imprese della somministrazione Confesercenti) nel 2021 sono stati allestiti nuovi spazi esterni per 750mila metri quadrati, in grado di ospitare 180mila tavoli. E questo è avvenuto soprattutto nelle grandi città. A Milano sono 40mila i metri quadrati di maggiori spazi. «Un'area equivalente a oltre 100 campi di San Siro. Un grande sforzo e un investimento importante, mirato a offrire a clienti spazi e possibilità di scelta anche quando le consumazioni all'interno saranno nuovamente possibili» ha detto il presidente di Fiepet Giancarlo Banchieri.

Resta un'incognita che rischia di compromettere questa ripresa: mancano all'appello circa 150mila lavoratori. «In particolare - spiega il direttore generale Fipe Roberto Calugi - stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell'incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego».

«Per invertire questo trend e rendere nuovamente la ristorazione attrattiva soprattutto per le figure più professionalizzate - conclude Calugi - è importante che la politica dia un segnale di fiducia, ribadendo che il processo di riapertura sarà irreversibile»

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