Stefano Buffagni, consigliere regionale dei 5 Stelle, come voterete al referendum del 22 ottobre?
«Il Movimento 5 Stelle si è espresso favorevolmente sul quesito, anche perché in realtà siamo stati noi a proporlo...».
Ci spieghi come è andata.
«Maroni, visto che servono i due terzi del Consiglio, chiese i voti per arrivare allo statuto speciale Noi abbiamo detto no, era incostituzionale. E abbiamo fatto una controproposta: coinvolgere i cittadini sull'articolo 116, il regionalismo differenziato, per cui alle Regioni si possono delegare competenze e risorse».
Farete comizi per il «sì» o iniziative? Farete campagna?
«Sì certo, senza comitati, informeremo i cittadini su quel che accadrà davvero, non le strumentalizzazioni che fa Maroni. Ci saranno benefici e rischi».
Quali strumentalizzazioni?
«Maroni continua ad annunciare uno statuto speciale che non si può fare. Lui ha ammesso di aver inserito apposta la parola speciale, dopo di che l'informazione dovrebbe informare».
Cosa cambierebbe col «sì»?
«Si chiederà ai cittadini se sono d'accordo che vengano gestite più risorse sul territorio. Il sì dà un mandato politico chiaro, ma apartitico, e consente di trattare col governo. Come per la Scozia, cui noi ci siamo ispirati, come per la Brexit. Il territorio potrà avere più autonomia e libertà sulla base di questa spinta».
E ciò a cui punta Maroni.
«Certo, e anche Gori, che per mero ritorno elettorale vuole fare un comitato, anche se non si capisce bene».
E se doveste gestire voi il dopo in Regione, cosa chiedereste di diverso da Maroni?
«Chiederemmo la gestione di tutte le materie previste dalla Costituzione, istruzione, ambiente, innovazione e sviluppo, coordinamento della finanza pubblica e sistema tributario. Ci sono 8 miliardi che si potrebbero gestire sui territori. E si potrebbero liberare risorse per un miliardo rendendo più efficiente la gestione della cassa, per esempio la velocità di pagamento dei fornitori. Sul tema della sicurezza non c'è spazio invece, è una competenza nazionale».
Lei dice 8 miliardi?
«Otto miliardi che non rientrano fra i 54 miliardi di residuo fiscale, cioè la differenza fra tasse e pagate e servizi ottenuti. Quella è una bufala. Intendiamoci, le tasse si possono abbassare, la Regione potrebbe farlo subito, è una scelta sua. Noi parliamo di una gestione diretta, e più efficiente, di servizi che comunque devono essere garantiti. Il residuo fiscale è un'altra cosa e non si può toccare perché significa toccare risorse di altri territorio, è impossibile per ragioni di bilancio, non si possono lasciare le persone senza assistenza sanitaria in altre parti d'Italia. Per lo Statuto speciale poi serve una riforma costituzionale, con doppia lettura parlamentare».
D'accordo col voto elettronico il 22 ottobre?
«Certo, è una legge nostra anche quella. Una sperimentazione del voto elettronico».
Voi il candidato come lo sceglierete? E quando?
«Lo sceglieremo in rete, la priorità non è il nome. Dopo settembre quando sceglieremo il candidato premier, non escludo che si scelga dopo il voto siciliano».
Potrebbe essere
lei?«Ragioneremo con gli attivisti sulla scelta migliore. È una missione impossibile ma a me non fanno paura queste cose: quando scendi in campo devi fare il possibile per vincere. Però non abbiamo ancora deciso».
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