"Sì a stadio e taser. Sesto non è ideologica"

Il sindaco (ricandidato) boccia Milano: "S. Siro? Tolgo le castagne dal fuoco a Sala..."

"Sì a stadio e taser. Sesto non è ideologica"

Roberto Di Stefano, sindaco leghista di Sesto San Giovanni. I dirigenti di Milan e Inter hanno chiarito che dopo mille giorni di attesa sono pronti a spostare il progetto del nuovo stadio (nella foto) «dove i tempi sono più brevi» e si sa che Sesto è in pole.

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«Ci sono delle interlocuzioni con rappresentanti dei club. Gli spazi delle ex aree Falck lo consentono e i tempi sarebbero molto più veloci, i terreni sono in buona parte bonificati, abbiamo un Pgt flessibile. E la volontà politica c'è». A Milano invece la maggioranza di Sala è spaccata dall'inizio, il presidente del Milan Scaroni ha sottolineato che è rimasto «il progetto dei club e non del Comune di Milano».

«Se il sindaco Beppe Sala non ha la maggioranza politica che sostiene in maniera convinta il progetto è difficile che vada avanti, non ne ha voluto parlare prima della campagna elettorale perchè era in difficoltà ma anche la nuova squadra è divisa. Io mi offro di togliergli le castagne dal fuoco...».

Stadio in stallo, emergenza sicurezza, baby gang. Il «modello Milano» scricchiola? Un vantaggio per lei che è in campagna per il bis?

«Sesto cinque anni fa era una delle città più insicure del territorio. Ora abbiamo il record di oltre mille daspo, il servizio Strade sicure, un sistema di videosorveglianza con 120 telecamere di ultima generazione connesse con tre centrali operative. C'è un approccio ideologico diverso sulla sicurezza tra Milano e Sesto, per il Pd non è una priorità, per noi assoluta».

Anche sul taser ai vigili Sala è prudente. Lo introdurrebbe?

«Purtroppo non è ancora concesso a tutti i Comuni, spero si possa fare presto anche a Sesto. Nessuna perplessità, anzi. Gli agenti fanno corsi, non bisogna avere paura, più strumenti hanno a disposizione meglio è, anche a loro tutela. Il taser in certi casi può salvare la vita ai vigili e ad altre persone, negarlo è un approccio ideologico e sminuisce chi indossa quotidianamente la divisa, sono professionisti».

Alle primarie a Sesto hanno votato in 1.653 e ha perso il candidato del Pd, se lo aspettava?

«Un grosso flop nonostante abbiano aperto anche ai non residenti. C'è stato uno scollamento dal territorio da parte del Pd e forse da un lato viene legittimato il buon lavoro fatto dal centrodestra. Abbiamo ereditato 26 milioni di buco e in 5 anni, nonostante i due di pandemia, abbiamo sanato i conti, sistemato i servizi e dato un sogno, quella che sarà la Sesto del futuro. Questa notte (ieri, ndr.) è stato posato il ponte della nuova stazione a scavalco disegnata da Renzo Piano, sarà la passerella d'ingresso alla Città della Salute e al progetto di rigenerazione urbana più grande d'Europa sulle ex aree Falck».

A sinistra oltre a Michele Foggetta (Sinistra Italiana) scelto con le primarie ci sono altri tre candidati.

«Io rappresento centrodestra e Polo civico, la parte moderata e cattolica è già con me da 5 anni. La sinistra è divisa in quattro, accomuna i candidati una visione di Sesto come un paesino, isolato dal capoluogo, non come la sesta città della Lombardia. Il mio slogan è avanti insieme, il loro potrebbe essere tornare indietro insieme. E hanno già detto no allo stadio».

Anche i 5 Stelle sostengono Foggetta, cosa ne pensa?

«Appare francamente assurdo il sostegno del Movimento 5 Stelle a Foggetta dopo i pesanti insulti e attacchi di cui è stato oggetto da parte del candidato sindaco della sinistra-sinistra.

Sono certo che gli elettori grillini, già più volte traditi dai loro stessi vertici, non si aspettavano che il Movimento sostenesse chi li reputa incapaci, pagliacci, qualunquisti, vigliacchi, arrivisti e via dicendo. Non meritano certo un trattamento del genere. Il cortocircuito all'interno della colazione di sinistra risulta quanto mai evidente».

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