Sala e Majorino coi migranti Ma "dopo la sfilata niente"

Come previsto il corteo "più immigrati" del 20 maggio è rimasto soltanto uno spot per il sindaco e l'assessore

Sala e Majorino coi migranti Ma "dopo la sfilata niente"

E adesso? Cosa è rimasto della inutile e retorica parata del 20 maggio? «Più accoglienza», in altre parole «più immigrati» era il senso di quella manifestazione, voluta dal sinistrissimo assessore Pierfrancesco Majorino al quale si è pedissequamente accodato il sindaco Beppe Sala, da autentico parvènu della sinistra. È stata l'ottusa scopiazzatura di una analoga manifestazione di Barcellona, città che però, per quanto riguarda l'immigrazione e non solo, si trova in una situazione radicalmente diversa da Milano. Dopodiché non è successo nulla, assolutamente nulla.

Il fatto è che se dobbiamo accoglierne di più, nessuno ci ha spiegato dove li mettiamo visto che quasi contemporaneamente quello stesso assessore e quello stesso sindaco si lamentavano col governo per la mancanza di posti e di possibili decenti sistemazioni. Ma soprattutto non si parla più di integrazione, ricorrente mantra della retorica dell'accoglienza, giacché è ormai chiaro che quelli che qui arrivano qui restano. Il completo, offensivo disinteresse dell'Europa per la crescente ondata immigratoria che ci ha investito suona più o meno così: «Non sapete fermarli, li accogliete, anzi ne volete di più? Be', ve li tenete» - riconoscimenti e rassicurazioni di circostanza a parte. E siccome con la retorica dell'accoglienza fa sempre il paio la retorica dell'integrazione, il buon senso vorrebbe che per quelli che qui arrivano e qui resteranno bisognerebbe attuare adeguate politiche di integrazione, anche per evidenti ragioni di sicurezza, oltreché umanitarie. Dunque dopo il corteo «Ne vogliamo di più!», sarebbe ragionevole aspettarsi un corrispondente programma non solo di sistemazione ma anche di integrazione: «Ne vogliamo di più, li metteremo qui e là. E cercheremo di integrarli sulla base di questo programma». E invece niente di tutto questo, se si esclude la buona volontà di qualche comitato di quartiere o di qualche Onlus laica o cattolica. Di una politica per l'integrazione dalle parti di Palazzo Marino non si parla nemmeno e gli immigrati continuano a vagare annoiati e nullafacenti, tanto che non si può escludere che qualcuno cerchi di vincere la noia facendosi venire delle brutte idee.

Questo vuoto assoluto del dopo-corteo dimostra, anzi conferma il carattere smaccatamente propagandistico dell'iniziativa di Majorino. Iniziativa che perciò non poteva non mettere in allarme Sala, sempre più preoccupato dall'attivismo del suo assessore, tanto che si è visto costretto al triplo salto mortale a sinistra. Perciò forse è opportuno dare credito alla voci secondo le quali l'instancabile Majorino starebbe pensando a un altro corteo, stavolta contro la povertà (che presumibilmente non scomparirà dopo la sfilata) collegandolo esplicitamente a quello pro-immigrati. Come dire: «Migranti e poveri uniti della lotta», un po' come gli obreros y campesinos di Che Guevara di cui Majorino deve sentire una forte nostalgia. E vedrete che con scatto felino Sala, ora diventato amico anche dei centri sociali, si accoderà per non farsi scavalcare a sinistra neanche stavolta.

Ma come pensa l'assessore di organizzare quest'altro corteo? Forse portando poveri, senza tetto, barboni, accattoni veri e finti a sfilare come ha fatto con i migranti - in quel caso almeno c'era un po' di colore: ballerine ecuadoriane, danzatori africani, tamburi e folklore vario.

Ma se la sentiranno i poveri, quelli veri, di esibirsi in quanto tali, sfilando in corso Venezia? Oppure Majorino pensa di invitare al corteo chi è contro la povertà, cioè chiunque lo sia a parole? E anche in questo caso, cosa succederà dopo? Quali iniziative in favore dei poveri, assessore Majorino e sindaco sala pensano di prendere? Vedrete, finirà come per gli immigrati: dopo il corteo niente.

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