Stefano Bolognini, assessore regionale e commissario cittadino della Lega, Beppe Sala ha annunciato che si ricandida e tutti si chiedono chi sarà il vostro candidato.
«I nomi sono diversi e questo testimonia la vivacità e lo stato di salute del centrodestra. Poter scegliere fra Maragoni, Crolla, Dallocchio, Rasia, Santamaria - e da ultimo anche Del Debbio - significa partire bene. Sono nomi di alto livello e fra questi Salvini, Berlusconi e Meloni decideranno nei prossimi giorni, credo giovedì (domani, ndr), il candidato. Una parte importante della città ha valori vicini ai nostri e vuol dare una mano. I partiti faranno la loro parte».
Una proposta non solo politica, quindi, ma civica.
«Sono tutti nomi espressione di un sentimento che è forte, largo e che dobbiamo intercettare. Lo stesso Veronesi ha una storia personale più legata al centrosinistra. Noi dialoghiamo con tutti. Se parti da un candidato espressione di un partito, quest'operazione non la fai. D'altronde, sei anni fa Sala sarebbe stato considerato di centrosinistra o di centrodestra?».
Quindi un'operazione uguale e contraria?
«Non intendo dargli alcun vantaggio, neanche questo, dico che una figura della società civile aumenta il perimetro e il consenso, allarga l'orizzonte. In fin dei conti, i grattacieli di Milano sono di destra o di sinistra? La società civile di Milano ha grande peso. Quei nomi hanno qualcosa da raccontare alla città. E mi permetto di dire che questa apertura sarà replicata a livello di liste. E anche nei Municipi vorremmo candidare alcuni presidenti espressione della società civile».
Sala è più debole di un anno fa, cioè di quanto non lo fosse prima dell'emergenza e di ciò che ha significato per la vita e l'economia di Milano?
«Secondo me sì, Sala ha governato nel momento di massimo splendore di Milano, nell'onda lunga dovuta in particolare a Expo. Ma nell'ora del Covid, in questo stop drammatico, le risposte dell'amministrazione comunale sono state pressoché nulle. Quando Sala dice che vuole aprire una nuova fase, dimostra lui stesso di non essere convinto di aver fatto bene, non trova nessun elemento di cui essere orgoglioso, da tanti punti di vista. Pisapia aveva vinto su via Padova. A distanza di dieci anni possiamo dire che Pisapia e Sala hanno fallito sulle periferie, naturale che la gente voglia cambiare. Sa che in tutta San Siro non c'è una sola presenza del Comune? Né un ufficio né un'attività».
Eppure Sala, dopo tante riflessioni, ci riprova. Perché?
«Molti dicono che stesse cercando una via d'uscita, senza trovarla. Non so. Il discorso dell'altra sera mi è parso al ribasso, senza entusiasmo, l'unica cosa concreta di cui ha parlato sono le olimpiadi, che inizialmente Sala aveva osteggiato mentre Salvini e Giorgetti ne hanno subito compreso l'importanza. Ema, scali ferroviari, Navigli, San Siro, tutto è in stallo, segnali evidenti di un fallimento. Ora si tratta di capire come tante persone deluse possono essere convinte di una proposta alternativa».
Il centrodestra è più in sintonia con una Milano che vuole rinascere?
«Mi piace immaginare che possa essere motivato a fare un grande partita a Milano. Abbiamo le olimpiadi grazie a Fontana, Salvini e Giorgetti e abbiamo avuto Expo grazie a Moratti, mentre Sala ha perso Ema. La sinistra pensa solo alle piste ciclabili, temi importanti ma non sono Milano. Hanno convocato gli Stati generali, tavoli con 700 persone, e non ne è uscita una sola idea trasmessa e condivisa. Milano è altro: imprese, grandi eventi, 200mila studenti».
Il centrodestra come si presenta? Quattro partiti e la lista civica del sindaco?
«Forse anche di più. Sarà importante valutare la possibilità di un civismo volenteroso e motivato che vuol fare squadra col centrodestra».
Salvini lo ha sentito? Si impegnerà direttamente?
«Il fatto che ci siano personalità della
società civile che si sentono vicine e rappresentate è importante, ed è anche il segnale che c'è una stima reciproca. C'è voglia di cambiamento. La partita è iniziata e siamo pronti. La sfida è apertissima».Alberto Giannoni
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