Sala tiene alla larga i leader "Li vedrò solo per un caffè"

Il sindaco, avanti nei sondaggi, teme il boomerang Meloni, Salvini e Tajani insieme a fine campagna

Sala tiene alla larga i leader "Li vedrò solo per un caffè"

«Non guardo i sondaggi, continuo a dire a miei di lavorare a testa bassa e non commentarli» assicura Beppe Sala, che controlla eccome le previsioni sul voto che in questi giorni lo danno vicino alla vittoria al primo turno. Ieri il sondaggio di Renato Mannheimer (Ipsos) per il Corriere della Sera lo dava al 49,5% contro il 34,9 del candidato del centrodestra Luca Bernardo. La 5 Stelle Layla Pavone si fermerebbe al 6,4%. Anche secondo Noto Sondaggi per «Porta a Porta» sfiorerebbe la maggioranza al primo turno, con un risultato tra il 46 e il 50%, Bernardo sarebbe tra il 34,5 e il 38,5 e la Pavone alla pari con l'ex grillino Gianluigi Paragone, tra il 3 e il 5%. Le brutte sorprese sono dietro l'angolo si sa, per evitare di perdere il vantaggio il sindaco uscente cerca di evitare i toni alti e soprattutto i leader del centrosinistra, col rischio che il voto su Milano diventi anche un match nazionale. Sala precisa che non farà «alcun comizio finale, portano ad alzare i toni, non ce n'è bisogno oggi a Milano, andiamo noi dalla gente». E ribadisce di voler tenere «un profilo molto milanese e poco urlato nella campagna, non farò uscite con i leader, chi vuole passare di qua lo ricevo volentieri per un caffè e per chiacchierare ovviamente». Messaggio al segretario Pd Enrico Letta e di Italia Viva Matteo Renzi che hanno fatto tappa a Milano senza che Sala volasse da loro per una photo opportunity. Renzi peraltro due giorni fa ha messo il carico sull'ipotesi di accordo con i 5 Stelle: «Ci denunciavano per l'Expo e oggi sono a pietire un posto da Sala e non ce la faranno, quindi molto bene». Sala tra due fuochi. Smorza i toni per non pregiudicarsi le simpatie degli elettori grillini ma, ringalluzzito dai sondaggi, allontana più decisamente l'idea dell'intesa: «Un apparentamento al secondo turno? Deve derivare da una condivisione dei programmi e se non si fa prima lo vedo un po' complesso». Anche se «non è vero - dice - che hanno chiesto poltrone, non mi sembrava un mercimonio, hanno manifestato una disponibilità di avvicinamento alle mie ragioni che io apprezzo. Le cose vanno costruite, in futuro ci si può lavorare di più», leggi le Regionali. «Poi è chiaro - aggiunge - che il buon Matteo ha ruggine pregressa e rappresenta un certo modo di pensare nei confronti dei 5 stelle. In caso di sconfitta garantisce, come Bernardo, che rimarrà in consiglio comunale.

Lo sfidante ironizza sul sondaggio Ipsos: «Mi pare che l'abbiano fatto bevendo un caffè o un cappuccino, mi ha fatto un pò sorridere. Il Pd è a livelli addirittura oltre quelli europei. Chiedo a chi li fa un pò di serietà». Non crede nemmeno che Lega e Fdi siano perfettamente appaiati al 17,3%. Salirà sul palco accanto a Giorgia Meloni in piazza Duomo il 25 per il comizio finale di Fdi e a Matteo Salvini il 27 a Niguarda. Ma «stiamo organizzando tutti insieme la chiusura, come è normale in un coalizione solida». Meloni, Salvini e il coordinatore nazionale di Fi Antonio Tajani saranno invece tutti insieme accanto a lui gli ultimi giorni per una conferenza stampa o un'iniziativa. Bernardo si trova a cambiare in corsa il portavoce, ieri si è dimesso Alessandro Gonzato per «incompatibilità professionale», dovrebbe rientrare Annarita Azzarone che già lo seguì all'inizio. E si avvicinano i confronti, il primo a 12 (non parteciperà De Bonis del Movimento 3V) venerdì nella sede di Confcommercio.

Nella tribuna Rai, sfidanti divisi in tre blocchi, e Sala e Bernardo sono in «gironi» diversi: il sindaco il 29 settembre con Paragone, Giorgio Goggi (Socialisti), Marco Muggiani (Pci) e Gabriele Mariani (Milano in Comune), Bernardo l'1 ottobre con Pavone (M5S), Mauro Festa (Partito gay) e Alessandro Pascale (Partito Comunista).

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