«Cosa porteremo su un nuovo pianeta? Lo espugneremo? Lo sfrutteremo?». Sono (alcune) delle grandi «Domande al potere» con cui il sindaco chiude l'ultimo capitolo del nuovo libro «Società: per azioni» (Passaggi Einaudi) sponsorizzato dall'autore con una foto su Instagram in cui «Sala legge Sala» (nella foto). L'attore comico di sinistra Luca Bizzarri lo sfotte su Twitter: «Farsi fotografare con un libro che hai scritto tu. A volte penso che Sala sia un Salvini che non ce l'ha fatta». Se il centrodestra lo vorrebbe più concentrato sui problemi terreni della città, come la manutenzione dei tombini nei quartieri sott'acqua con le piene del Seveso o le imprese in crisi per effetto Covid, Sala intitola il nono capitolo «Pianeta» e avverte che lo sbarco su Marte si prevede entro 15 anni. «Mentre le giovani generazioni marciano unite sotto lo slogan There is no planet B», parla del popolo di Greta Thunberg, «il pianeta B c'è eccome e stiamo andandoci». E allora cita le soluzioni allo studio per rendete il pianeta rosso «una seconda Terra: mancando un'aria respirabile si valuta di creare un effetto serra, si pensa di scendere su Marte per inquinarlo massicciamente» e a guidare la conquista non sono ahimè gli Stati ma tycoon privati, «Eton Musk, Jeff Bezos di Amazon, Richard Branon di Virgin».
Se il suo predecessore Giuliano Pisapia di questi tempi aveva già annunciato la non ricandidatura e pubblicato un libro con cui si toglieva non sassi ma macigni nei confronti dei Pd e di qualche assessore, Sala prova a volare altissimo, ben oltre Palazzo Marino, gli Stati o l'Ue. Invoca un'alleanza tra le grandi metropoli mondiali («che cosa sarebbero gli Stati di fronte a una rete di città-mondo che dialogano e compiono azioni coordinate?» suona come una minaccia). Se Facebook si preparava a lanciare la prima criptovaluta o Amazon ha creato una «sovietizzazione del mercato, conosce tutto fino alle più nascoste abitudini dei clienti» che fa lavorare «a propria insaputa, semplicemente consumando», le metropoli unendosi «potrebbero erigere un sistema di produzione e distribuzione agganciato a un metodo di pagamento relativo solo a quel network intercittadino». Vabbè.
Tra citazioni di Papa Francesco, Ratzinger, Carl Marx e John F.Kennedy, Sala ricorda gli anni della Bocconi, della «sprovincializzazione» dalla Brianza con i comuni «che finiscono in ago e ate» e dal padre che lo rimbrottava, fa minga teater, non fare teatro. La malattia nel 1997, un linfoma non Hodgkin («tocco con mano la tragedia interiore, tutto il fine settimana trascorso a piangere») ma proprio «la malattia mi insegna il socialismo che si può insieme agli altri». E ieri dalla Gruber a Otto e mezzo dice che «il giudizio su Conte è buono». Un rimpasto? «Per fare un esempio, condivido abbastanza le critiche alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina». Attenzione ai 5 stelle anche segnalando le loro debolezze, «ma mi sento più rassicurato da Pd-M5S che da Lega-M5s». E sulla sinistra: «Se accede al potere nessuna rivoluzione si compie», si accontenta di «amministrare», «deve cambiare». Nel suo scritto Sala parla della necessità di un «nuovo socialismo», termine «riposto nelle stanze della vergogna» dopo il crollo di Craxi, anche se «non è semplice e forse non lo sarà mai - dice - valutare storicamente quel momento e quell'uomo, che si tratti di una stagione non ancora chiusa è sempre più evidente. Oggi si fatica addirittura a definire il luogo e le modalità per un dibattito pubblico».
Ma è la figlia dell'ex leader Psi, Stefania Craxi, che tante volte ha tante volte ha invitato il sindaco a partecipare ad un dibattito serio sulla figura dello statista, a ribattere che Sala «vagheggia di socialismo, evita con ogni scusa di parlare di Craxi come se la sua fine e la fine di quel partito siano un parantesi di quella storia, e per di più immagina di farlo andare a braccetto con il peggior populismo giustizialista». La senatrice di Forza Italia sottolinea che «mai come in questo caso - valgono le parole che Bettino usò nell'incipit del famoso saggio su Proudhon: il socialismo è stato tante cose. Di certo quello narrato dal sindaco è una variante del tutto originale ma assai confusa e ben diversa dal socialismo liberale, libertario e umanitario della tradizione riformista del nuovo corso. Caro Sala, sappi che non esiste un avvenire socialista se purgato del solo socialismo moderno e vivente che è quello di Craxi.
Siamo in presenza dell'ennesimo tentativo di appropriarsi strumentalmente delle storie e delle culture altrui senza voler fare i conti con il passato, epurando ciò che non piace o e scomodo. Servirebbe, invece, un serio revisionismo senza il quale non ci possono essere quelle garanzie di futuro. Quel futuro che al socialismo italiano non è stato negato per un incidente della storia».
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