«Ripensarci? Credo sia molto difficile, se il mio omonimo Arcangelo Gabriele mi apparisse in sogno e mi dicesse di candidarmi per il bene di Milano chissà, magari mia moglie Giovanna si convincerebbe e io con lei, ma in assenza di questo intervento soprannaturale...». Gabriele Albertini conferma di non essere disponibile a scendere in campo come sindaco del centrodestra, ha spiegato le sue motivazioni personali (ed economiche) una settimana fa con una lettera, eppure da allora ha iniziato a passare da un programma all'altro, sabato sera su Rete4 ieri è intervento a Radio24, Telelombardia, sembrano prove da campagna elettorale e l'opinione diffusa è che se i leader troveranno l'intesa le barriere dell'ex sindaco potrebbero facilmente cadere giù. Non cambia idea, lui dice, neanche se «i tre re magi» vanno a riproporglielo. E i tre magi sono «Salvini, Berlusconi e Meloni, so che adesso stanno discutendo tra loro, so che Berlusconi vorrebbe una persona più malleabile rispetto al tetragono Albertini, ma sono cose loro». Eppure. Ricorda che l'ultimo sondaggio di Renato Mannheimer lo vede vincente in caso di ballottaggio contro Sala (52 a 48%), e riferisce che in quello commissionato dal Cav ad Alessandra Ghisleri «vengo dato sotto Sala con l'1,9%, prima ancora di scendere in campo, mi si dice che l'annuncio ufficiale vale da 1 a 2 punti quindi saremmo alla pari e gli altri, compreso il secondo classificato Lupi, sono distanti di 5, 6, 7 punti, quindi difficile da recuperare». Si dice. In radio ribadisce che sulla scelta dei candidati (Milano compresa) stanno pesando la competizione per la leadership tra Lega e Fdi, il problema del Copasir, «i nomi per le Comunali sono finite in questo calderone». En passant, boccia Virginia Raggi («non è in grado di governare Roma»). Anche in casa Lega sono abbastanza certi che l'ex sindaco sia ancora in partita. Ci crede soprattutto il leader Matteo Salvini che ieri sotto la sede della Regione Lombardia è andato di nuovo in pressing. Ha confermato che domani si riaprirà il tavolo del centrodestra sulle candidature, al primo incontro non ci saranno ancora i big ma i responsabili degli enti locali (Maurizio Gasparri per Fi, Ignazio La Russa per Fdi e Stefano Locatelli per la Lega), potrebbero concentrarsi soprattutto sugli altri Comuni oltre i 15mila abitanti che vanno al voto a ottobre e affrontare solo di passaggio il tema più divisivo delle grandi città, ma è un inizio. «Il tavolo ci sarà, lo abbiamo chiesto noi - puntualizza Salvini - ma se poi ci vogliono due o tre settimane, non è un problema, si vota a ottobre. Entro maggio troveremo la quadra». Ma raccoglie il messaggio dell'ex sindaco sulle frizioni tra i partiti e lo rilancia a Fdi: «Se non c'è nessun veto su Albertini a Milano e Bertolaso a Roma io sono il più felice di tutti, chiederemo a tutti un gesto d'amore per le due città, un passo indietro come partiti. Io lo faccio anche domani mattina. Poi faccio parte di una squadra e serve il consenso di tutti, non nascondo che sarei già in piazza da ieri per Guido e Gabriele, se non ci fossero le condizioni saremo ovviamente in grado di fare scelte altrettanto importanti. Rimango convinto che loro siano due grandi risorse».
Sul tavolo i partiti metteranno tutti i nomi sondati, dall'ex ministro Maurizio Lupi al
comunicatore Roberto Rasia Dal Polo all'ex ad di Telecom Riccardo Ruggiero. Nella rosa c'è anche Stefano Lombardi, proposto da Fi. Il figlio dell'ex prefetto Gian Valerio è giurista, avvocato, cassazionista e docente universitario.
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