Ore 16.45 di ieri, a pochi passi dalla statua dell’editore Giulio Ricordi: c’è la «cartolina» di sempre, una comitiva di turisti che fotografa il Teatro alla Scala per catturare la sua bellezza. Le auto delle forze dell’ordine sono già posizionate, c’è un viavai di tecnici e fotografi. Pare quasi un giorno qualunque, invece è la sera della Primina, il debutto dell’opera «Attila» di Giuseppe Verdi per gli under 30. Eccoli arrivare alla spicciolata, i giovani, aspettano di entrare. «È la seconda volta, l’anno scorso ho assistito all’Andrea Chénier - racconta Debora Bicego, 25 anni, web analist - Vedere un’opera è una esperienza che ti dà molto». Sorride e le dà ragione l’amica-collega e coetanea Vanessa Odorizzi, che conosce la musica, perché «ho studiato clarinetto e a Trento faccio anche parte di una banda». Già, proprio così: non pochi di questi giovani, che per la Primina a volte si vestono come mamma e papà a una serata di gala, sono appassionati di classica se non suonano addirittura uno strumento. Il ventiseienne Elia Vimercati, 26 anni, impiegato in banca: «Mi piace molto Giuseppe Verdi ma non ho mai visto un suo lavoro operistico. L'unica opera a cui sono andato tempo fa è L'amore delle tre melarance di Prokofiev». Tra i ragazzi, un under 30 assai speciale, molto «under» e poco trenta: F.A., ha solo dodici anni e arriva accompagnato: «Quando ne avevo sei ho visto Il flauto magico di Mozart, ora torno. Mio papà mi ha spiegato tutto». C'è chi addirittura fa sorprese, come Andrea al fratello Riccardo: «Fino a dieci minuti fa non sapeva dove lo stavo portando». Sorridono complici. Le maschere intanto aprono, l'ora dell'«Attila» è arrivata. Fuori c'è una protesta animalista per la presenza in scena dei cavalli. Dentro si spengono le luci: teatro «sold out» ieri sera al Piermarini, occupati circa 1.900 posti. Risposta totale all'evento dedicato ai ragazzi, una formula che dal suo avvio ha avuto, da subito, successo. Qualche battuta a parte all'ingresso com'è, in generale, il giovane popolo scaligero delle Primine e «affini»?
All'ingresso si presentano diverse coppiette; riguardo ai gusti in qualche caso funziona il termometro dello stereotipo: le ragazze preferirebbero di più il balletto. Tanti i recidivi - dicono alla Scala - quelli che ai debutti tornano. E il numero degli abbonati alla formula «under 30» ormai veleggia intorno al migliaio. Dunque, vista questa fotografia, non si continui a sostenere che «il belcanto ai giovani non interessa». Poi la Scala a loro offre titoli fuori dal «grande repertorio», per rappresentare anche la modernità: nel programma 2019 per esempio compare «Quartett» del compositore contemporaneo Luca Francesconi. Dulcis in fondo, occhio alle iniziative del prossimo anno. Come l'ingresso a due euro, praticamente un regalo; a questa cifra neppure un cappuccio e una brioche. Ma non basta.
Adesso, dopo la Primina, tutto è (quasi) pronto per il debutto che apre la stagione, il 7 dicembre. A parte le anticipazioni sullo spettacolo, rimbalzano gossip e notizie vere e presunte sui vip. Voci più o meno confermate sulla partecipazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il sindaco Giuseppe Sala. Stando ai rumors, inoltre non mancherà una certa sfilata di altri politici con consorti, vecchi e nuovi. Immancabili le «sciure», In prima linea Daniela Javarone, la presidente degli Amici della Lirica, che i giorni scorsi ha messo in guardia sui pericoli legati ai debutti, vedi certi personaggi che userebbe il Tempio del belcanto e le sue Prime per farsi un poco di pubblicità. Non solo foyer e salotti però.
L'«Attila» verrà visto nelle piazze, dei bar, nei locali, nei luoghi frequentati dalla gente, a Milano. Quest'anno la Scala ha fatto molto per mettere in piedi la cosiddetta «Prima diffusa», che consiste in una «rete» di luoghi, allo stato trentasette in tutto, ove godersi lo spettacolo a partire dalla ore 18. Soluzioni con schermi e maxi schermi: ovviamente all'appello non potevano mancare siti quali l'Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, in pieno centro; dunque, dove milanesi e turisti resteranno con il naso all'insù a guardare le gesta del barbaro Attila e di Odabella che alla fine lo ucciderà. Ascolteranno l'opera anche nel carcere di San Vittore e al Beccaria.
Un progetto, questo, andato in porto grazie anche al Comune di Milano ed Edison. «Rendere la Scala sempre più aperta e accessibile - ha dichiarato i giorni il sovrintendente Alexander Pereira - è per noi un impegno fondamentale».Luca Pavanel
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