La «seconda vita» del salotto di Milano

La più antica istituzione culturale della città lancia un restyling per aprirsi ai giovani artisti

Lucia Galli

Se lo immaginarono fin dal 1872 come «ritrovo della gente colta, garbata e studiosa e de' forestieri che bramano di imparare la nostra lingua. Letture e conferenze: feste no». Da allora il circolo Filologico fu la casa dei milanesi, la più antica istituzione culturale della città. Oggi, da via Clerici 10, si guarda al futuro, cercando un new deal che bilanci la natura dei luoghi con le esigenze della modernità, innanzitutto attraverso un restyling strutturale. Il progetto preliminare, pronto entro fine anno, con il supporto di alcuni docenti del Politecnico di Milano ed un pool di aziende italiane ed internazionali, è stato presentato nei giorni scorsi. «Puntiamo a restare il salotto di Milano, con uno sguardo nuovo sui giovani», dice Luciano Tellaroli, direttore eventi del Circolo. La mostra in corso dedicata al Novecento è un progetto ambizioso, ma per il futuro le idee sono ancora più grandi: dalla sala cinematografica boutique, al piccolo centro di registrazione e produzione video, le 18 aule del palazzo ospiteranno un programma culturale sempre più diversificato. Con circa 400 iscritti ed un budget annuo di 350 mila euro, il «core business» resta saldo nei corsi di lingua - dall'inglese insegnato attraverso musica e canzoni, al greco, all'ebraico -, anche se molto gettonato quest'anno è stato il corso di pittura di nudo. Ora serve cambiare passo: l'obiettivo del restyling è triplice. In primis con l'adeguamento strutturale quanto a barriere architettoniche e sistemi anti incendio; poi un restauro conservativo dei bellissimi ambienti, dal grande salone liberty alla biblioteca che ospita 100mila volumi; quindi un miglioramento della logistica di accesso. Il palazzo, già in passato, si è prestato come cornice per molti eventi «esterni»: la mostra del giapponese Hidetomo Kimura, durante Expo, ne è stato un esempio felice. «L'idea spiega l'architetto Claudio Sangiorgi, uno dei fautori del progetto di restauro è proseguire sul cammino delle sinergie con altre realtà culturali». Che potrebbero qui trovare spazi permanenti o temporanei per le loro iniziative. Il progetto di rilancio prevede cifre robuste, sui 3mila euro a metro quadro, da reperire con finanziamenti, anche attraverso bandi europei, investimenti di istituti bancari e donazioni.

Intanto c'è già un pool di aziende, non solo made in Italy, pronte ad intervenire: Stannah per le barriere architettoniche, Artemide per l'illuminazione, Italmarble Pocai per i rivestimenti, Paral per i legni, Porcelanosa per le ceramiche, Promat per i sistemi anti incendio, Siniat per i gessi e Landi per i vetri.

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