Lo sgombero-farsa di seicento nomadi dai fortini di Certosa

Era evidente, forse persino scontato. Che per uno degli sgomberi di rom più imponenti degli ultimi anni non ci fossero momenti di tensione. Se lo aspettavano, sapevano che era solo questione di giorni, infatti, gli oltre 600 nomadi romeni (tra i quali anche una quarantina di nordafricani) che da ottobre 2012 abitavano abusivamente nei due insediamenti spalmati su circa 12mila metri quadrati e ricavati nell'ex stabilimento di Galileo Avionica e nella vecchia sede di Italmondo tra via Brunetti e via Montefeltro, in zona Certosa, periferia nord di Milano. Ieri mattina, complice la bella giornata di sole, la polizia, i vigili urbani e la protezione civile, con l'ausilio del 118, intorno alle 9 hanno cominciato le operazioni di allontanamento degli abusivi. Tuttavia nei giorni scorsi almeno altri 200 adulti, perlopiù maschi e pregiudicati, se n'erano già andati. E se è vero che ieri donne e bambini (oltre 300 i minori, trenta dei quali hanno meno di 3 anni) sono stati accolti nelle strutture della protezione civile nella vicina via Barzaghi, nel campo comunale di via Lombroso e alla casa della carità di don Colmegna, tutti gli altri hanno preferito allontanarsi in autonomia. Secondo Palazzo Marino, infatti, l'inserimento è stato accettato in tutto da 254 persone. Da cui vanno tolti, però, una cinquantina di soggetti che hanno dato forfait all'ultimo minuto. Il che significa che due terzi degli sgomberati stanno cercando rifugio per i fatti loro.
Il quartiere da tempo protestava per l'aumento dei furti nella zona. Ma anche per le condizioni indecenti in cui vivevano i bambini nel fortino chiuso da alte mura e da un cancello di metallo, in mezzo a montagne di rifiuti, catapecchie a rischio di incendio, respirando l'odore acre sprigionatosi dai roghi accesi giorno e notte, in mezzo a pericolosissimi cavi elettrici allacciati abusivamente. E poi topi, vasche di liquami, amianto. Luoghi inaccessibili, protetti da recinzioni coperte di rampicanti e rovi e dalla barriera autostradale. Ora l'area sarà riconsegnata alla proprietà, che deve sigillarla. E a questo risultato si è arrivati soprattutto grazie alle pressioni della Lega e agli esposti inoltrati nei mesi scorsi all'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini al Comune e al prefetto Paolo Francesco Tronca. Che il 30 ottobre ha riunito il comitato per l'ordine e la sicurezza per decidere lo sgombero. Grazie a questa sinergia a breve potrebbe essere sgomberato anche il campo di via San Dionigi.
Bolognini e Igor Iezzi, coordinatore provinciale Lega Nord, ieri mattina erano in via Monfeltro. «È una vittoria prima di tutto dei cittadini che hanno combattuto per riappropriarsi del quartiere dopo l'invasione di quasi mille nomadi che hanno portato degrado e insicurezza - ha detto l'assessore provinciale alla Sicurezza -. La Lega Nord da mesi ha raccolto e affiancato le loro proteste.

Ma il Comune poteva sicuramente evitare che si arrivasse a questo punto. Bastava che tra marzo e aprile il sindaco emettesse un'ordinanza per questioni igieniche e poi facesse procedere allo sgombero con il supporto della forza pubblica».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica