«Meno di un mese ai Referendum sulla giustizia e tutto tace. Io ribadisco io miei tre sì: separazione delle carriere, custodia cautelare e legge Severino. Per affermare il valore della presunzione di innocenza e dei diritti della difesa». Lo ha scritto giorni fa su Twitter il sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori, precisando poi che voterà tutti e 5 i Referendum, anche quello su valutazione dei magistrati e sistema elettorale del Csm, su cui comunque il Parlamento ha già fatto un buon lavoro. Non così sugli altri tre». E dopo Matteo Salvini anche il segretario della Lega Lombarda, Fabrizio Cecchetti, ieri ha confermato di aver «apprezzato in maniera molto forte l'iniziativa di Gori, che ha detto pubblicamente che andrà a votare e voterà sì». Lo stesso si aspetterebbe da Beppe Sala, «il sindaco più importante ella Lombardia, visto che governa Milano. Prenda posizione, dare voce ai cittadini è sempre una cosa positiva ed è il momento di fare gioco di squadra e permettere a tutti di essere informati». I leghisti hanno srotolato ieri davanti a Palazzo Marino un maxi striscione con la scritta «Domenica 12 giugno 2022. Referendum giustizia», un flash mob per denunciare «il silenzio dei media e delle istituzioni sul tema dei 5 Referendum» e dire «basta censura. «A sinistra c'è chi fa di tutto per boicottare la consultazione - secondo Cecchetti - e il ministro Lamorgese non ha dato la possibilità di votare anche il 13, anche se qualche problema di Covid c'è ancora». E se l'election day può non essere un problema nei Comuni dove si vota per il sindaco, il voto solo di domenica «rende la consultazione in salita» nelle altre città (e per il quorum finale) conferma il commissario cittadino Stefano Bolognini che, pure, ribadisce che «bisogna portare la gente ad essere informata. Gori ha fatto un appello, ci piacerebbe che anche Sala, per il sì o per il no, facesse un appello al voto anche se la giornata inviterà ad andare al mare».
Peraltro l'organizzazione della macchina elettorale ha dei costi notevoli. A Milano si spenderanno 4 milioni 650mila euro, suddivisi tra Stato e Comune. La giustizia «va riformata perchè non funziona e un esempio palese c'è stato in questi giorni, un presidente di Regione, Attilio Fontana, è stato messo quasi sotto processo per due anni, ha dovuto affrontare 4 iniziative giudiziarie che si sono fermate perchè non c'era nulla, ma lui e la Lega hanno subito una gogna pesante - incalza Cecchetti -. Mentre il Gup dichiarava il non luogo a procedere, perchè il fatto non sussiste, Salvini era in un'aula bunker, dove di solito si processano i boss, a difendersi da un'accusa semplice, aver fatto bene il ministro». Ma la «malagiustizia colpisce non solo i politici ma milioni di italiani con processi che una volta entrati nel turbinio della giustizia magari ci mettono dieci anni ad uscirne in maniera onesta, ma intanto si rovina famiglie e si sprecano soldi». La giustizia, afferma l'europarlamentare Alessandro Panza - ha bisogno di essere profondamente rivista» soprattutto dopo il caso Palamara. «Sono tanti - aggiunge - i casi di malagiustizia in questo paese. Ai cittadini viene garantita la possibilità di esprimersi in maniera democratica e quindi serve che partecipino attivamente» a una campagna referendaria «che porta con sé una rivoluzione epocale della giustizia italiana». Il presidio della Lega, sarà ripetuto nelle principali piazze italiane.
L'eurodeputata Silvia Sardone ironizza: «Da Sala silenzio totale, eppure quando vuol far passare un messaggio sui social o per promuovere un evento che gli interessa, sa come fare». Il capogruppo della Lega in Comune Alessandro Verri anticipa che lo inviterà nei prossimi giorni «ad un dibattito per parlare dei temi del referendum e delle ragioni del Sì».
Il proscioglimento di Fontana riavvicina la ricandidatura di Fontana alle prossime Regionali nel 2023? «Assolutamente sì - risponde Cecchetti -.Ma oggi ci concentriamo su amministrative e referendum e dopo il 12 giugno con gli altri alleati decideremo il meglio per la Lombardia».
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