(...) provocata da una cocente delusione della quale si parla sia a Palazzo Marino sia a Palazzo Chigi sia a Bruxelles. Parliamo dell'Ema, l'Agenzia europea per il farmaco, che dopo la Brexit deve trovare una sede diversa da Londra: Milano si è candidata assieme ad altre città europee; delle quali possiede molti più titoli e sembrerebbe teoricamente molto ben piazzata. Sarebbe un successo al quale Sala tiene molto anche per dimostrare la crescente attrattività di Milano sotto la sua gestione. Se non fosse che, secondo certe voci sempre più insistenti, la Germania di Angela Merkel e la Francia di Emmanuel Macron si sarebbero accordate sottobanco per assegnare la sede dell'Ema alla periferica Bratislava.
Sarebbe uno schiaffo molto bruciante, per Milano e per Sala, perché, con tutto il rispetto per la capitale slovacca, paragonarla a Milano - con i suoi servizi, la sua efficienza, le sue dieci università, la sua offerta culturale, la moda, l'architettura, il suo sistema di collegamenti col resto del mondo - è quanto meno impietoso. E chissà come reagirebbero le centinaia di dirigenti, ricercatori e impiegati dell'Ema all'idea di trasferirsi da Londra a Bratislava. Eppure il rischio di questa scelta assurda è reale. E per Sala sarebbe uno smacco. E lo sarebbe anche per il governo.
Ecco allora che il sindaco ricorre alla preventiva richiesta di un provvedimento lenitivo, compensativo: il trasferimento della Consob a Milano. E la fa al governo che evidentemente considererebbe corresponsabile dell'insuccesso. E non a torto: nonostante appartenessero a contrapposti schieramenti politici, Romano Prodi si impegnò al fianco dell'allora sindaco Letizia Moratti per Expo molto di più di quanto il premier Paolo Gentiloni si stia impegnando al fianco di Sala per ottenere l'Ema. Il fatto è che fra Sala e Renzi (e quindi Gentiloni) i rapporti sono pessimi nonostante la teorica prossimità politica. Ecco spiegata, dunque, la inutile «sparata di Ferragosto».
Inutile perché la Consob non si trasferirà mai a Milano, è sempre stato impossibile spostare da Roma anche solo un burocrate, figuriamoci un intera super-agenzia lobbisticamente molto equipaggiata. E perché comunque non si tratterebbe di una compensazione, di un lenitivo, giacché lo schiaffo sarebbe troppo bruciante.Carlo Maria Lomartire
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