Stati Uniti, super vista e telepatia nei soldati del 2050

Gli Stati Uniti continuano a sviluppare tecnologie in grado di colmare il divario tra gli umani e le macchine

Stati Uniti, super vista e telepatia nei soldati del 2050

Entro il 2050 l'Esercito degli Stati Uniti potrebbe sviluppare delle tecnologie in grado di trasformare i militari in super soldati potenziati ciberneticamente. Sono queste le conclusioni pubblicate nello studio Cyborg Soldier 2050: Human / Machine Fusion and the Implications for the Future of DOD.

Stati Uniti, il super soldato del 2050

Lo Studio del Dipartimento della Difesa si basa sull’attuale ritmo dello sviluppo tecnologico. Considerando i progressi fino ad oggi raggiunti dalla scienza, l’US Army Combat Capabilities Development Command ritiene probabile, entro il 2050, lo sviluppo di tecnologie cibernetiche in grado di trasformare il militare medio in un super soldato. Il rapporto Cyborg Soldier 2050: Human / Machine Fusion and the Implications for the Future of DOD è una sorta di integrazione del precedente studio Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050 pubblicato quattro anni fa dall’US Army Research Lab.

Le quattro tecnologie tecnicamente fattibili

“Entro il 2050 o prima, potrebbero essere disponibili delle tecnologie che incrementeranno le prestazioni umane. Le tecnologie potenzierebbero esponenzialmente le capacità visive (percezione e comprensione degli eventi), uditive (comunicazione e protezione), rigenerative (programmazione muscolare) e neurali (trasferimento bidirezionale dei dati) dei soldati sul campo di battaglia”.

Le capacità visive del super soldato

"Con tale tecnologia si migliorerà la percezione sensoriale individuale oltre il normale spettro visibile. Gli individui potenziati avranno la capacità di analizzare immagini da distanze elevate per discriminare obiettivi e consentire l’identificazione in ambienti complessi. L’individuo potenziato potrà condividere i dati in tempo reale con altri militari. I futuri campi di battaglia del 2050 saranno le megalopoli (in superficie o sotterranee) che metteranno alla prova l'identificazione ed il tracciamento degli obiettivi. All’individuo con tali capacità spetterebbe l’avanscoperta. Tale tecnologia potrebbe essere utilizzata anche in campo medico per sostituire il tessuto oculare danneggiato o distrutto da lesioni o malattie. La tecnologia integrativa dovrebbe essere disponibile entro il 2030. Nel 2050, l’intera parete retinica sarà rimossa e sostituita da interfacce impiantabili”.

Le capacità uditive del super soldato

"Le capacità uditive saranno potenziate grazie all’innesto di interfacce impiantabili. L’apparato uditivo sarà interamente rimosso. L’individuo potenziato sarà in grado di percepire i suoni a bassa frequenza. La tecnologia servirà anche da protezione dai suoni del campo di battaglia (come le esplosioni ed i colpi di arma da fuoco). L’interfaccia proteggerà in maniera autonomia le regioni interno dell’orecchio dai rumori ad alta intensità. Nel breve termine, considerando il livello di invasività, soltanto i soggetti con significativa perdita dell'udito sarebbero candidabili per tale tecnologia. La sostituzione o la modifica diretta de gli organi uditivi sarà irreversibile. Elettrodi minimamente invasivi saranno disponibili entro il 2050. L’attuale ricevitore audio esterno indossato dietro l'orecchio (in genere) palesa delle criticità negli scenari operativi. In futuro gli elettrodi che si interfacceranno direttamente con i percorsi neurali potrebbero essere impiantati con un piccolo intervento chirurgico e, potenzialmente, essere rimossi con effetti collaterali minimi. All’individuo con tali capacità spetterebbe spetterebbe l’avanscoperta e la trasmissione in ambienti non permissivi".

Le capacità rigenerative del super soldato

"Il controllo muscolare nell’individuo potenziato avverrà tramite una rete di sensori sottocutanei che forniranno una stimolazione optogenetica. Questo miglioramento è descritto come un rilevamento digitale impiantato associato a sensori esterni collegati ad un controller computazionale centrale. Il corpo umano sarebbe equipaggiato con una matrice di piccoli sensori ottici impiantati sotto la pelle nelle aree del corpo che devono essere controllate. Questi sensori potrebbero manifestarsi come sottili fili ottici posizionati a intervalli regolari in base alle necessità. Il controllo ottico stimolerebbe un'azione muscolare fluida. Una tale rete di rilevamento, calcolo, impiantabilità e stimolazione muscolare fornirebbe una suite a circuito chiuso che potrebbe essere utilizzata per ridurre i tassi di lesioni e mortalità per i soldati attraverso la prevenzione automatica del rischio. La rete migliorerebbe anche il loro fisico sul campo di battaglia. Tale tecnologia garantirebbe il ripristino della funzione persa a causa di lesioni. Nel 2050 il controllo optogenetico potrebbe essere utilizzato per rilevare le condizioni di un individuo e fornire un'interfaccia in tempo reale tra l'essere umano e l'esosistema. Questo miglioramento umano consentirebbe un adattamento dinamico ed ottimizzerebbe il dispendio energetico in ambienti operativi. Il sistema di controllo optogenetico potrebbero anche essere programmato per controllare i corpi degli individui potenziali per svolgere compiti complessi per i quali non sono abituati. Il controller optogenetico prenderebbe il controllo degli arti del soldato, permettendo così ad un principiante di svolgere funzioni professionalmente”.

Le capacità neurali del super soldato

"Gli impianti neurali consentiranno all’individuo potenziato una perfetta interazione con tutte le risorse secondarie (droni, sistemi d’arma, etc…etc…) disponibili. L'utente stesso agirebbe da centro di comando e controllo a distanza di sicurezza. Gli elettrodi saranno posizionati sul cuoio capelluto o più invasivamente nel cervello. Questa tecnologia è concepita per le forze speciali sul campo con impianti neurali disponibili entro il 2030. Navy SEAL, Ranger, Delta e Berretti Verdi potrebbero essere più propensi ad accettare queste tecnologie. Se lo facessero migliorerebbero significativamente la loro letalità e sopravvivenza sul campo di battaglia. Diversi soggetti con tali capacità potrebbero comunicare istantaneamente sul campo di battaglia senza l'utilizzo di dispositivi di comunicazione. La tecnologia degli impianti neurali migliorerà significativamente entro il 2050”.

Il Programma BRAIN

L'esercito americano continua a sviluppare una interfaccia neurale impiantabile in grado di colmare il divario tra la mente umana ed i computer. Il nuovo sistema, che mira a velocizzare il trasferimento dei dati tra il cervello ed il mondo digitale, rientra nel programma BRAIN, fortemente voluto dall’ex amministrazione Obama. Il programma BRAIN o Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies è sviluppato dalla DARPA. Si parla di un “dispositivo biocompatibile impiantabile non superiore ad un centimetro cubo. Agirà come un traduttore per convertire il linguaggio elettrochimico dei neuroni del cervello in codice binario". L’obiettivo del più ampio programma Neural Engineering System Design è quello di aumentare la velocità di trasmissione e ricezione dei dati tra mente umana e macchine. La DARPA intende sviluppare un sistema in grado di comunicare con un massimo di un milione di neuroni alla volta. Oltre all’applicazione in campo militare, tale interfaccia neurale potrebbe fornire un valido supporto nel campo della neuroscienza. Il programma NESD annovera anche il Restoring Active Memory (RAM). RAM dovrebbe essere in grado, grazie ad un’interfaccia neurale impiantabile, di ripristinare i ricordi perduti in soggetti con lesioni cerebrali traumatiche. La DARPA spera di creare un modello di calcolo multi-scala che possa descrivere “il codice sorgente della memoria”. Il prossimo passo della DARPA sarà quello di creare una interfaccia neurale con la capacità di colmare “le lacune nel flusso di memoria nel cervello dopo una lesione traumatica”. L'impianto stimolerebbe il cervello per aiutare a ripristinare la sua capacità di creare nuovi ricordi.

La guerra del futuro si svolgerà nelle megalopoli

Nel 2030 l’esercito degli Stati Uniti combatterà prevalentemente nelle megalopoli. E’ quanto si legge nel documento concettuale a firma del TRADOC, il The Army’s Training and Doctrine Command. Il TRADOC elabora le linee guide che l’Esercito degli Stati Uniti utilizza per stilare i manuali e addestrare le truppe alle guerre ibride del domani. Nel “Multi-Domain Battle: Evolution of Combined Arms for the 21st Century, 2025-2040”, l’esercito del futuro dovrà essere molto più mobile e basato su diverse unità semi-indipendenti in grado di combattere come le grandi formazioni di oggi ed in tutti i domini. La strategia studia l’evoluzione dell’ambiente e degli avversari degli Stati Uniti nel tentativo di realizzare i loro obiettivi. Si analizzano i tre concetti alla base del Multi-Domain Battle. Con il concetto Calibrate Force Posture si spiega che “il Multi-Domain Battle richiede un mix dinamico di agili forze semi-indipendenti in grado di dissuadere e sconfiggere un avversario in pochi giorni”.

Nel concetto Employ Resilient Formations si spiega che “il Multi-Domain Battle richiede formazioni semi-indipendenti in grado di condurre diverse operazioni scalabili a livello tattico. Tali unità dovranno possedere le capacità e la forza letale delle grandi unità di massa ed essere in grado di operare agilmente in ambienti non permissivi”.

Nel concetto Converge Capabilities, infine, si spiega che “il Multi-Domain Battle richiede una convergenza politica, militare e la capacità letale/non letale su più domini nel tempo e nello spazio. Le finestre di vantaggio consentiranno alla Forza Congiunta di manovrare e raggiungere gli obiettivi, sfruttando le opportunità e le criticità nel nemico”.

“Avversari innovativi si sono adattati all’ambiente, alterando il modo stesso di concepire una battaglia e creando sistemi resilienti per sostenere tali strategie. Il contesto continua a mutare con avversari che sfidano le forze degli Stati Uniti in tutti i domini. Il campo di battaglia sta diventando più letale mentre la complessità operativa aumenta globalmente. Letalità e complessità plasmeranno le operazioni del futuro, alterando costantemente le battaglie nel tempo. La distinzione tra guerra e pace per identificare geograficamente un conflitto continuerà ad assottigliarsi nel tempo. Le forze nemiche combatteranno nei conflitti armati per raggiungere gli obiettivi strategici che l’US Army considera tali solo nella guerra convenzionale. Per rispondere ai conflitti armati, i comandanti Usa dovranno comprimere il campo di battaglia sia tatticamente, con capacità letali e non in qualsiasi parte del mondo, sia strategicamente respingendo contemporaneamente qualsiasi tipo di attacco”.

Combattere nelle megalopoli

Nel “Multi-Domain Battle: Evolution of Combined Arms for the 21st Century, 2025-2040” si rileva che le “forze regolari, irregolari, organizzazioni criminali e terroristiche sfrutteranno le quattro vulnerabilità principali delle forze americane”. A causa della velocità esponenziale della tecnologia, gli Stati Uniti perderanno i vantaggi che ancora oggi mantengono. La guerra si sposterà nelle megalopoli del pianeta.

“Nel 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città e megalopoli di oltre dieci milioni di persone. E’ nelle megalopoli che gli avversari impegneranno le forze Usa”.

La strategia rileva che il vantaggio statunitense rappresentato dalle forze corazzate e dall’aeronautica (come avviene oggi), sarà portato a zero nei combattimenti urbani. Internet sarà un aspetto fondamentale del campo di battaglia.

“Non solo in termini di attacchi informatici, ma nella necessità di formare costantemente e professionalmente l’opinione globale sul conflitto. Gli eserciti di troll che diffondono false notizie e disinformazioni sui social complicheranno la capacità dell’Esercito di acquisire e mantenere una comprensione accurata e aggiornata della situazione, così come il controllo sull’informazione”.

Si formula il concetto del Joker. Piccoli gruppi che possono utilizzare l’accesso al cyberspazio e alle armi nucleari, biologiche, radiologiche e chimiche per cambiare il corso di una battaglia e ridefinire le condizioni di risoluzione dei conflitti. È una chiara evoluzione del concetto lupo solitario. Piccole unità in grado di bilanciare l’enorme divario con la forza regolare di uno Stato.

“I dispositivi come i telefoni con connessione ad internet diventeranno una vulnerabilità critica poiché l’avversario acquisirà la capacità di trovare ed attaccare simultaneamente le forze statunitensi ed alleate a distanze strategiche, operative e tattiche”.

Per combattere in questo ambiente, l’esercito degli Stati Uniti si sposterà verso formazioni più piccole, molto più versatili e più capaci ed alla stregua delle forze speciali di oggi, ma con maggiore capacità letale.

“Le formazioni semi-indipendenti non solo saranno impegnate a conquistare ed occupare un territorio, ma accederanno a funzionalità letali fino ad oggi a loro precluse con meno protezione sul campo e

senza le costanti comunicazioni con i centro di comando”.

La parte “semi-indipendente”, nel Multi-Domain Battle: Evolution of Combined Arms for the 21st Century, 2025-2040, è la chiave per vincere le guerre ibride del futuro.

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