Marta Calcagno Baldini
Colpiscono in particolare le incisioni in cui viene rappresentato in tutta la sua tragedia il dolore di un bambino, come quella a matita e penna litografica, raschietto e punta d'acciaio del 1893-97: nell'oscurità di una stanza spoglia, quasi una soffitta, spunta a fatica dai cuscini il viso bianco di un bambino, e, vicina, piange la madre disperata coi gomiti puntati sul letto e le mani tra i capelli. Del resto anche Kathe Kollwitz, artista tedesca della seconda metà dell'Ottocento e Novecento, che presto abbandonò la pittura per cercare nella grafica il suo strumento critico per rappresentare la realtà, aveva perso un figlio nella Prima Guerra Mondiale: in mostra nella Casa della Memoria fino al 6 gennaio, prodotta dall'associazione Artepassante e a cura di Renato Galbusera, la rassegna «Kathe Kollwitz, sentimento e passione civile». Dopo l'approfondimento su «Bianca Orsi-Una vigorosa passione» continua il lavoro di analisi di Artepassante su donne che hanno messo le proprie capacità artistiche al servizio di un impegno sociale. Scultrice e litografa, la Kollwitz ritrae nelle sue opere la realtà cruda del suo tempo, dei poveri e degli emarginati. Nata Shmidt sposa Karl Kollwitz nel 1891, medico, e insieme si trasferiscono a Berlino: vivono nel quartiere operaio di Prenzauler, dove il dottore sceglie di stabilire il suo studio per aiutare le classi sociali meno abbienti. Anche Kathe, che nel 1919 diventa membro e professore dell'Accademia delle Arti di Prussia, fa degli emarginati il tratto distintivo dei soggetti delle sue incisioni, su cui realizza anche numerosi manifesti litografici. Vari gli argomenti sociali di cui trattano, tra cui alcuni sulla malnutrizione dei bambini che si possono vedere in mostra.
L'approfondimento sulla Kollwitz si inserisce in Cantierememoria, la rassegna nella Casa della Memoria che fino al 6 gennaio approfondisce un tema sociale. Quest'anno si parla di «diritti dell'uomo» attraverso un ricco programma di incontri, convegni e altre mostre, come, al piano terra, «Il passaggio dei diritti.
Fotografare la costituzione», ovvero le fotografie nate nel corso di Storia e Critica della fotografia per l'Architettura al Politecnico di Milano e in cui ogni studente ha ideato un progetto fotografico su un articolo della costituzione a rappresentazione dei valori della società civile.(Casa della Memoria, via Federico Confalonieri 14)
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