«Chiedo scusa a nome dello Stato, si doveva fare manutenzione, si doveva controllare meglio». Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, non si sottrae dalle responsabilità per il disastro ferroviario di Pioltello e per le morti di Pierangela Tadini, Ida Maddalena Milanesi e Giuseppina Pirri che come ogni mattina viaggiavano insieme a decine di pendolari sul treno 10452, partito da Cremona alle 5.20 e diretto a Milano. Un anno fa, però, qualcosa è andato storto come è stato ricordato ieri mattina alle 6.45 sulla banchina della stazione di Pioltello-Limito. A 500 metri da lì il 25 gennaio dell'anno scorso infatti il treno regionale era deragliato causando, oltre alla morte delle tre donne anche il ferimento di 46 passeggeri. Cerimonia, iniziata con la benedizione del parroco di Limito, è stata organizzata dal sindaco di Milano Beppe Sala e dalla prima cittadina di Pioltello, Ivonne Cosciotti. Un giunto difettoso, 500 metri prima della stazione, ha ceduto al passaggio di una carrozza, che è uscita dal tracciato trascinando con sé tutto il treno fermatosi contro un palo di cemento lungo i binari. Sono tantissimi i pendolari che da quel giorno non si sono più sentiti sicuri.
«La tragedia di Pioltello rappresenta un monito» scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«In questa giornata di ricordo, siamo qui per esprimere la vicinanza di Trenord e di tutti i lavoratori alle persone che sono state coinvolte nell'incidente». Lo ha dichiarato Federica Santini, presidente di Trenord, presente ieri mattina con l'amministratore delegato Marco Piuri.
Toninelli ha lanciato una stoccata all'alleato di governo Matteo Salvini, che giovedì aveva detto che «la Tav va assolutamente fatta».
«La più grande opera in questo Paese è evitare che ci siano altri morti di Stato per incidenti conseguenti alla cattiva manutenzione - ha replicato Toninelli - mi avrebbe fatto molto piacere vedere Matteo Salvini qui con me a ricordare tre morti di Stato». A quel punto il ministro proprio su questo tema prima di andare viaè costretto a misurarsi anche con un contestatore che, tra la folla, lo invita a «non dire stupidate» sull'alta velocità.
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