Nelle fogne scorre materiale prezioso per fotografare non solo le abitudini dei cittadini che ne alimentano le acque, dal consumo di farmaci all'uso di droghe, ma anche l'andamento dell'epidemia di Covid-19. Anticipandone la curva fino a due settimane, rispetto ai monitoraggi tradizionali. A dimostrarlo uno studio condotto in Lombardia durante la prima ondata pandemica, pubblicato sulla piattaforma preprint «medRxiv» da scienziati dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs fondato dal professor Silvio Garattini (nella foto], Dipartimento ambiente e salute e dell'università Statale di Milano, Dipartimento di Scienze biomediche per la salute. Gli autori del lavoro, con la partecipazione della Regione, hanno seguito l'evolversi di Covid-19 cercando il coronavirus Sars-CoV-2 nei reflui urbani attraverso un approccio innovativo, chiamato epidemiologia delle acque reflue. I dati provano «l'affidabilità dell'epidemiologia delle acque reflue come strumento di sorveglianza del virus nella popolazione, in grado di anticipare di 7-14 giorni l'andamento della curva epidemica rispetto ai sistemi di sorveglianza esistenti». La ricerca ha coinvolto 8 città lombarde: Bergamo, Brembate, Ranica, Brescia, Cremona, Crema, Lodi e Milano. Nei loro collettori di ingresso, tra la fine di marzo e la metà di giugno 2020, sono stati prelevati 107 campioni. L'Rna virale è stato rilevato in 65, pari al 61% del totale, «una delle percentuali più alte di positività tra gli studi condotti in altri Paesi europei ed extraeuropei nello stesso periodo». Punte dell'80% sono state trovate nella Bergamasca, epicentro della prima ondata. Le percentuali di campioni positivi più elevate, oltre che nell'area di Bergamo (80%), in quella di Brescia (77%), mentre nella zona di Cremona sono stati trovati livelli inferiori (58%). Le cariche virali più alte sono state osservate sempre nella Bergamasca (a Brembate e Ranica) e a Lodi (provincia a cui fa capo la Codogno del paziente uno) nel periodo marzo-aprile 2020, per poi diminuire nei mesi successivi in concomitanza con il primo lockdown.
A metà giugno 2020 le acque reflue di tutte le città investigate sono risultate negative a Sars-CoV-2. Il profilo della carica virale misurata nei reflui urbani è risultato comparabile con il numero di casi attivi registrato nella stessa area.
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