"Sul Piccolo una forzatura pericolosa"

Il consigliere Crespi: "L'allargamento del cda mette a rischio i principi democratici"

"Sul Piccolo una forzatura pericolosa"

Sta diventando una cupa barzelletta lo stallo in atto al Piccolo, intorno alla nomina del nuovo direttore, che sostituirà il precedente Sergio Escobar, dimissionario da luglio. Un grande teatro che non riesce a trovare il nome da mettere alla guida. Da mesi si lavora - o si fa finta - nella palude delle contrapposizioni, delle assenze che pesano come montagne. A che punto è la notte? Oggi 1º ottobre è in agenda una seduta del consiglio di amministrazione, convocata dal presidente Salvatore Carrubba. Obiettivo: allargare il Cda di due consiglieri, in aggiunta agli attuali Emanuela Carcano e Angelo Crespi (rappresentano la Regione), Marilena Adamo (in quota Comune), Andrea Cardamone (ministero Beni Culturali) e Marco Accornero (Camera di Commercio). L'allargamento strategico è destinato a contrastare le assenze dei consiglieri regionali, altrettanto strategiche, che in due precedenti sedute fecero saltare il numero legale. Il favorito nel totonomine, l'uomo che ha quasi in mano lo scettro del comando, resta Claudio Longhi, bolognese, direttore di Emilia Romagna Teatro, docente universitario: uno con le carte in regola. Ma le hanno anche altri candidati, pur sempre in lizza: Filippo Fonsatti (direttore dello Stabile di Torino), Antonio Calbi (direttore del Teatro di Roma), Marco Giorgetti (direttore del fiorentino Teatro della Pergola), per tacere di Rosanna Purchia, uscita dalla rosa perché diventata commissario del Regio di Torino. Lo scontro, le assenze, gli sgarbi, segnalano una divisione politica tutta da interpretare; a partire dalla guerra per il controllo, non dichiarata ma combattuta tra la giunta comunale di Giuseppe Sala e quella di Attilio Fontana alla Regione (ma sullo scacchiere bellico c'è pure il ministero retto da Dario Franceschini). I due consiglieri che oggi saranno aggiunti determineranno l'esito della partita? Chi saranno? Si fanno i nomi di Lorenzo Ornaghi, che fu ministro della cultura nel governo Monti, e della docente universitaria Federica Olivares. Il consigliere Angelo Crespi, che diserta la seduta di oggi per precedenti impegni a Catania, non ci sta a passare, con la collega Emanuela Carcano, come boicottatore di una nomina condotta con tutti i crismi. «Non è così», dice Crespi. «Trovo assurdo che si cooptino due membri per votare il direttore, come dovrebbero fare i prescelti che scopriremo solo oggi, senza nessuna discussione e senza che siano a conoscenza dei pregressi. Anch'io voglio arrivare alla nomina velocemente, ma voglio criteri obbiettivi per decidere, criteri mai verbalizzati. Il presidente Carrubba invece mette a repentaglio i principi democratici che reggono la fondazione, allargando con voto a maggioranza semplice il numero dei consiglieri e aprendo una spaccatura pericolosa per il futuro. L'ipotesi della cooptazione prevista dallo statuto era un caso di scuola, utile per rendere più prestigioso il board e non per trovare i numeri per votare il direttore prescindendo da un socio. Lo trovo scandaloso. Carrubba non ha trovato la quadra nei mesi scorsi e sta forzando lo statuto, con una decisione che reputo illiberale». Si dirà: aspra polemica, Crespi la fa perché avrà un suo candidato. «No, non abbiamo candidati - risponde il consigliere - In tutti i teatri nazionali non esistono direttori di destra. Nella rosa dei cinque noi volevamo Fonsatti o Calbi, che non sono certo di destra. Sono disposto a perdere, so che perderò essendo consigliere di minoranza, ma pretendo trasparenza.

Non mi piace che si bocci qualcuno perché troppo bravo né che non si tengano in debito conto i curricula e i progetti. Il Piccolo deve tornare ai tempi d'oro, facendo dimenticare le cadute degli ultimi periodi della gestione Escobar. Che non a caso è stato sfiduciato dagli stessi dipendenti».

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