Cari concittadini, cari amici istriani, dalmati, giuliani,
anche quest'anno siamo riuniti per ricordare e onorare le vittime delle stragi delle foibe. Questo è un giorno di raccoglimento per tutta la città; una occasione per rendere omaggio ai nostri compatrioti che furono uccisi e a coloro che furono costretti a fuggire come profughi dalle terre di Istria e Dalmazia, lasciando le loro case e i loro affetti.
Oggi tutta Milano si stringe in un abbraccio solidale e fraterno agli esuli, ai loro familiari e ai parenti delle vittime di quei crimini.
Saluto e ringrazio per questo tutte le Associazioni e le persone che in questi anni si sono impegnate per conservare la memoria di ciò che accadde allora e per mantenere vivo il legame con la loro terra.
Oggi voi siete milanesi, siete parte di questa comunità cittadina alla quale avete portato la vostra cultura, le vostre tradizioni, la vostra laboriosità: si tratta di un contributo importante che ha reso migliore la città.
Aver superato il dramma di ciò che avvenne allora, non significa però rimuoverlo: per troppi anni sulla vicenda delle foibe e delle persecuzioni degli italiani di Istria e Dalmazia c'è stato un silenzio che finalmente è stato squarciato. Un silenzio motivato in passato da ragioni diverse, a volte opposte, ma sempre, ugualmente ingiustificabili. La sofferenza di tanti italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia non può essere taciuta né dimenticata.
Considero una grande conquista della nostra democrazia l'istituzione del Giorno del Ricordo. Questa giornata nasce dalla consapevolezza che non ci può essere futuro se non si fanno i conti con il passato.
Il riconoscimento della verità storica e la solidarietà di tutta la nazione fanno di questa giornata un momento unificante per tutti gli italiani. A questo proposito mi fa piacere ricordare come l'istituzione del Giorno del Ricordo nel 2004 fu approvata con il sostegno di esponenti di tutte le parti politiche, quasi a testimoniare simbolicamente il superamento di assurde e anacronistiche contrapposizioni.
La cerimonia di oggi è una occasione in più per ribadire l'impegno a costruire e consolidare una memoria comune. Una memoria che deve rafforzare la nostra identità nazionale, a partire dalla consapevolezza degli orrori provocati dall'odio e dall'intolleranza.
Il Comune durante tutto l'anno promuove cerimonie come quella di oggi, realizza iniziative concrete e organizza momenti di confronto e di conoscenza con l'obiettivo di creare e rafforzare una memoria forte, comune e condivisa
Penso alla creazione di luoghi come la Casa della Memoria, il Giardino dei Giusti, il Memoriale della Shoah presso il Binario 21. Voglio ricordare anche il progetto che abbiamo avviato nel 2017 per la deposizione su tutto il territorio cittadino di «pietre d'inciampo» che ricordano i nomi dei martiri delle persecuzioni nazifasciste.
Abbiamo creato un calendario di eventi che abbiamo chiamato «Milano è Memoria» che tiene insieme le numerose iniziative che nascono in città grazie all'attivismo dell'Amministrazione, dei Municipi, delle Associazioni, delle Istituzioni culturali e degli stessi cittadini.
La mia Amministrazione considera un obbligo morale e civile portare a compimento questi progetti, ma iniziative analoghe sono state sostenute con convinzione anche dalle Amministrazioni precedenti: è una bella dimostrazione della condivisione dei valori su cui si fonda la nostra democrazia e che sono così forti e radicati nella nostra città.
Spesso in occasione del Giorno del Ricordo si riaccendono polemiche che toccano le responsabilità dei crimini avvenuti nelle regioni orientali del nostro Paese. Io credo che si tratti il più delle volte di polemiche insensate, che non tengono conto della realtà storica e che diventano pretesto per contrapposizioni che poco hanno a che vedere con il ricordo delle vittime.
E perciò essere qui insieme, nel Giorno del Ricordo, significa piangere e onorare i nostri compatrioti trucidati e gettati nelle fenditure carsiche, in quello che è stato un crimine assurdo e orribile, portando la solidarietà della nostra città ai familiari delle vittime e a tutti gli esuli che persero i loro beni e la loro terra.
Significa però anche dire un «no» netto, chiaro, inequivocabile alla violenza in ogni sua forma. È un rifiuto assoluto, che deve vederci tutti uniti, senza reticenze, senza distinguo, senza eccezioni.
Essere dalla parte della pace, del dialogo, della tolleranza e della solidarietà tra esseri umani - senza distinzioni di lingua, di etnia o di religione - è il modo migliore per onorare i nostri martiri e trasformare il loro sacrificio nella promessa di un futuro migliore, di pace e progresso per tutti.
Giuseppe Sala
sindaco di Milano
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