Sulle tracce della colf e di un uomo straniero

Il Dna di un soggetto di sesso maschile originario dell'Est Europa. È quello isolato dagli uomini della Scientifica di Milano dopo le analisi sulle tracce biologiche rinvenute nell'appartamento di Nicoletta Figini, la 55enne milanese soffocata (l'autopsia ha stabilito che il decesso è avvenuto per asfissia, ndr) nella notte tra il 18 e il 19 luglio nel suo quadrilocale all'ultimo piano di una palazzina signorile in via Bernardino Ramazzini, in Porta Venezia.
Più che un cadavere, il suo, una sorta di pacco. Con le mani e i piedi legati dietro la schiena, avvolto più e più volte con corde, cinture, pezzi della stoffa di tende e lenzuola e addirittura un cavo usb rimediati qua e là in casa. Per finire numerosi strati di scotch sulla bocca prima imbavagliata. È così che la donna era stata ritrovata la mattina successiva dalla colf ucraina. Una signora interrogata a lungo negli uffici della squadra mobile. Una donna, che, però, al momento, non si trova più a Milano, ma ha fatto ritorno nel suo paese natio.
Un caso? O la straniera in questione ha qualcosa a che fare con l'omicidio? Gli interrogativi in tal senso si moltiplicano e non a vuoto, soprattutto dopo l'esame del Dna rivelatore. Nonostante nell'abitazione della morta sia stato ritrovato dello stupefacente, infatti, la pista di un possibile ma superficiale acquisto di droga da un pericoloso sconosciuto fatto salire in casa e poi degenerata in una rapina, non è mai sembrata plausibile vista la riservatezza della Figini. Allo stesso tempo quella che inizialmente si credeva fosse la messinscena di un furto - con una corda d'alpinista tra un'antenna e il terrazzo dell'abitazione - si è rivelata reale: adesso gli investigatori sono certi, infatti, che quella tapparella trovata divelta è stata sfondata proprio da chi è entrato in casa della Figini dal terrazzino per mettere a segno un furto. Un rapinatore trasformatosi poi in assassino che, con ogni probabilità, credeva di poter razziare chissà quale «tesoro» in quella casa. E che invece, visto anche il rientro inaspettato della padrone dell'appartamento, si è dovuto accontentare (almeno secondo quanto trapela dagli ambienti investigativi) solo dei gioielli indossati abitualmente dalla donna: il Rolex, un bracciale e un girocollo preziosi.
Quella sera la signora Nicoletta, che viveva sola, infatti era stata fuori. E forse era rientrata in anticipo rispetto a quanto programmato, deciso, in precedenza. Per questo qualcuno che contava sulla sua assenza dall'appartamento per poter agire con tranquillità, trovandosela davanti all'improvviso, l'ha aggredita.

Chi indaga è certo che la donna abbia avuto una reazione emotiva molto forte visto il «trattamento» riservatole dal suo assassino, che l'ha legata in maniera decisamente inusuale, come a voler comprimere tutte le sue energie. Quindi ha messo la televisione a volume piuttosto alto (com'è stata ritrovata la mattina seguente, ndr) per coprire le sue grida.

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