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Tour nella Brianza di Soldati tra ville, fornaci e... vini doc

Sulla via per Lecco alla ricerca dei luoghi decantati dallo scrittore torinese, da Gianni Brera e da Veronelli

Roberto Perrone

Le ricchezze della storia, della natura, del gusto sono immense in questo Paese. Si trovano ovunque, a Milano e oltre. Bastano pochi chilometri. Per una di queste esperienze saliamo nella Brianza lecchese, a cui ci introduce, però, un comune ancora monzese, Besana Brianza. Qui sorge Villa Filippini. Costruita in stile neoclassico con pianta a u all'inizio '800 dalla famiglia Prinetti, ora, dopo vari passaggi di proprietà, appartiene al Comune (1989): al suo interno la Biblioteca civica e l'Associazione amici di Aligi Sassu. Dell'artista, infatti, nel grande parco si trovano tre sculture: Poseidone dona il cavallo ad Atena, Atena, Ciclista. Villa Filippini è una delle dodici tappe del «Percorso del Cavallo Rosso», l'interessante viaggio nel cuore della Brianza, dedicato al grande romanzo di Eugenio Corti e ai luoghi del racconto.

Sono posti particolari, questi. Entriamo nella Brianza lecchese e conosciamo la storia del Montevecchia che così raccontava Mario Soldati, in «Vino al Vino», il suo viaggio in Italia negli anni 70: «Al tempo del Porta, la Brianza dava un gran vino (...) Milano, metropoli industriale, ignora di avere alle proprie porte questa miracolosa possibilità (...) Il "vino di Milano". Perché no?». In una cena, nel 1981, a cui erano presenti il medico dell'Inter Manlio Cipolla, Gianni Brera, Luigi Veronelli, Soldati ebbe la risposta al suo invito-speranza, scoprendo che Angela Dottori e suo marito Antonio Colombo avevano rilevato una vecchia fornace abbandonata e l'avevano trasformata in abitazione e cantina, piantando i vigneti e lasciando, tutto intorno, il verde del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Veronelli aveva dei dubbi: «Un dilettante non può fare un gran vino».

Ma il vino del Porta e di Soldati, che ha sempre privilegiato questo, come vino di Milano, più di quello di San Colombano, esiste e l'azienda Santa Croce ne produce di eccellenti come il Rosso del Caminone (merlot, pinot nero) e il Vintage des Anges (sauvignon blanc). Siamo dentro il Parco, tra querce, betulle, castagni, agrifogli e robinie, piante arrivate dal Nord America a partire dal 600. Il territorio del Parco si stende per 2.741 ettari su colli morenici. Non si tratta di una riserva integrale perché al suo interno convivono angoli selvaggi a centri abitati, ville patrizie e Santuari, come quello della Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia, il bel Santuario mariano che, dall'alto, veglia e orienta (Card. Martini): saliti 174 gradini, che partono da piazza Agnesi, davanti alla villa che ospitò Maria Gaetana, famosa matematica e benefattrice del Settecento, si gode di una vista magnifica, specialmente nelle belle giornate limpide di tramontana.

Per rifocillarsi dopo la salita, si può fare uno spuntino con il formagitt, di forma cilindrica, fresco o anche stagionato due mesi, della Latteria Maggioni. Oppure si può spalmare una fetta di pane tostato con la «borroeula», sublime pasta, parte dell'impasto del salame non stagionata da consumare fresca. Stuzzicante anche la versione cotta alla brace con patate e polenta. Lo abbiamo acquistato da Carlo Casati, «Da Pinuccio» a Sartirana di Merate, non distante dal lago omonimo, piccola ma interessante riserva Naturale, insieme con un salame brianzolo ricavato esclusivamente dal prosciutto. Risalendo verso Viganò, dove mi attende il gran finale, sosta inevitabile all'Osteria dello Strecciolo, aperta Stefano Riva, già da Pierino e in altri grandi ristoranti lombardi, per i tortelli di funghi porcini, mirtilli, parmigiano e pollo croccante. All'Agriturismo Costa a La Valletta Brianza troviamo un'offerta variegata, natura, cavalli, ospitalità, una produzione vinicola di rilievo e ovviamente il ristorante: coppa di maiale arrosto con verdure di stagione.

Eccomi infine alla tavola della famiglia Penati che oltre al ristorante declina il suo talento nell'enoteca di Oggiono e con il catering. Pier Giuseppe mi ha promesso un risotto con i porcini porcini cotti e crudi e foglie di fungo, cucinato dallo chef, il figlio Theo.

Insieme con questo, ad ottobre, ecco il pizzocchero fritto in un boccone e la coscia d'anatra arrosto, pepe di Sichuan, cavolo Kale. Ma non si può andar via di qua senza una delle migliori costolette alla milanese in circolazione. Bassa o alta, da sola vale il viaggio.

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