Trenini sotto sfratto Così rischia di sparire la ferrovia dei sogni

Trenini sotto sfratto Così rischia di sparire la ferrovia dei sogni

I treni partono, i treni arrivano. Quelli di cui vi vogliamo parlare potrebbero addirittura sparire per sempre. Sono trenini, oggetti di modellismo, è vero. Ma sono anche vere e proprie opere d’arte nate dalla passione e dall’impegno di una quarantina di milanesi dagli 8 agli 80 anni che, dal 2004, in poco meno di 170 metri quadrati, il venerdì sera e il sabato pomeriggio, allietano i tanti visitatori. Che vanno lì per passare un po’ di tempo ma anche per sognare di viaggiare su quei vagoni. E per «staccare» da realtà come il computer che ormai offre una visione della vita univoca e un po’ monotona.
In quei giorni, il venerdì e il sabato, infatti, questi signori - che vivono per i treni anche se nessuno di loro nella vita fa il ferroviere - si portano dietro le loro costose locomotive e le fanno viaggiare su un enorme plastico nel quale loro stessi, con lavori certosini, hanno riprodotto con precisione impressionante e particolari minuziosi paesaggi d’Italia e delle Alpi svizzere. Con cascate, dighe, centrali, spiagge, baite, belvedere, piante tipiche. E anche le persone.
Sono i Fermodellisti Greco-Pirelli, che hanno la loro sede in un piccolo capannone in via Torcello 2, appunto in zona Greco e proprio davanti all’omonimo scalo ferroviario (puntualmente riprodotto nel megaplastico con una precisione da brividi!).
Grazie a un accordo con il Dopo Lavoro Ferroviario, ogni anno circa 700 ragazzi delle scuole elementari e medie di Milano e dell’hinterland visitano il reparto ferroviario del museo della scienza e della tecnica «Leonardo Da Vinci», quindi vengono a Greco-Pirelli a vedere il deposito delle locomotive e, come ultima tappa, quella modellistica, fanno una visita ai locali dei Fermodellisti per dare un’occhiata al loro magnifico plastico. Che, tra il 2010 e il 2011, venne visitato anche da una cinquantina di bimbi venuti da Chernobyl. Naturalmente anche loto entusiasti dell’iniziativa.
Una sede, quella di Fermodellisti, che Rfi (Rete ferroviaria italiana) ha concesso all’associazione in comodato d’uso gratuito. Fino al marzo 2013. Data per la quale purtroppo i 40 soci dovranno trovarsi un’altra sede visto che Rfi ha deciso di concedere i locali di Greco Pirelli a Italfer. Purtroppo l’individuazione della nuova sede si sta rivelando un’impresa.
«Qui ogni cosa è stata fatta regolarmente. Con tanto di contratto, partita iva, uno statuto che stabilisce che l’associazione è senza scopo di lucro e apolitica. Inoltre ci autotassiamo ogni anno per tutte le spese da sostenere in questo piccolo spazio che manteniamo noi in toto. Insomma: non siamo qui a giocare coi treni. E non chiediamo nemmeno tutto gratis. Ma non potremmo mai permetterci di pagare un affitto con le cifre che chiedono oggigiorno» ci tiene a precisare Gilberto Marotta, 65 anni, agente assicurativo e presidente della Fermodellisti (marottagilberto@libero.it). È questo signore che, da oltre un anno, in vista dello sfratto del 2013, sta cercando in ogni modo e con tutti i mezzi possibili una sede alternativa.
«Altrimenti lo vede ’sto plastico qui che abbiamo costruito con tanta passione e davanti al quale tutti restano a bocca aperta? Ha un unico e tristissimo futuro: venire distrutto. Chi mai avrebbe, infatti, lo spazio per ospitarlo? Noi comunque ci accontenteremmo anche di locali più piccoli rispetto a quelli attuali: solo il plastico misura 80 metri quadrati. Per il resto potremmo anche “stringerci“!».
Ma Rfi non ha proposto alternative? Come si può pensare di buttare all’aria un’iniziativa così bella e prestigiosa?
«Volevano mandarci nei locali sotto il mezzanino dello scalo di Porta Vittoria. - conclude Marotta - Purtroppo abbiamo dovuto rifiutare perché questi spazi sono nel sotterraneo metropolitano rivelatosi non idoneo a ospitare le numerose scolaresche in visita.

Inoltre lo spazio è in condizioni tali da richiedere opere di allestimento per condizionamento, riscaldamento, impiantistica elettrica: tutti lavori decisamente troppo costosi per le nostre risorse. Senza contare che il locale ci verrebbe dato in "affidamento" a pagamento. E che, quindi, proprio come sta accadendo oggi a Greco-Pirelli, potrebbero cacciarci all’improvviso ancora una volta...»

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