"Troppe visite sono saltate, ora pandemia di cardiopatie"

Il neo direttore della Cardiologia al Policlinico: "Fondamentale vaccinarsi, è la nostra vera arma"

"Troppe visite sono saltate, ora pandemia di cardiopatie"

Stefano Carugo già primario della Cardiologia al San Paolo, dal primo lei ha assunto li ruolo di direttore dell'Unità operativa di Cardiologia al Policlinico. Ed è stato tra i primo a vaccinarsi il 31 dicembre. Come sta?

«Io sto benissimo, la cosa che mi stupisce è la reazione del persone che conosco, dagli amici ai miei pazienti: mi chiamano, mi scrivono per sapere se sto bene, se non ho complicanze. In sostanza in tantissimi hanno dubbi sulla validità scientifica del vaccino anti Covid...».

Perché secondo lei?

«Credo che in parte la popolazione sia sfiduciata: a fronte delle importanti risorse investite in quest'ultimo anno nei reparti ospedalieri, nei macchinari, nei dispositivi di protezione ancora non se ne è usciti e credo si stia diffondendo una sorta di diffidenza nei confronti della medicina e della scienza. Il vaccino viene considerato uno pseudo rimedio a qualcosa di ineluttabile che prima o poi passerà da solo...».

Eppure la scienza, in questo caso, ha fatto un miracolo...

«La verità è che l'unica vera arma che abbiamo è il vaccino».

Chi sono i primi che si devono vaccinare?

«Le persone più esposte al rischi del Covid e chi non è ancora stato contagiato»

Chi ha avuto il Covid dovrebbe farlo?

«Noi sappiamo che gli anticorpi durano circa 3/4 mesi, quindi chi ha avuto il Covid nella prima ondata dovrebbe fare il vaccino, ma non c'è certezza su questo».

Non c'è chiarezza su molti punti, forse anche per questo la popolazione è diffidente. Perché il ministero o le regioni non hanno organizzato una massiccia campagna di informazione?

«Andrebbe certamente fatta. Ma c'è una premessa doverosa: di questo virus non abbiano capito molto, basta vedere quello che sta succedendo nel Regno Unito. È un virus che muta, l'unica vera arma che abbiamo è il vaccino»

Se il virus muta non c'è il rischio che il vaccino non copra le sue varianti?

«Il vaccino è ad ampio spettro, quindi non credo che ci sia questo rischio anche perché ha la funzione di attivare una reazione anticorpale, stendecioè il virus. L'unica cosa che abbiamo imparato è che questo virus è altamente contagioso, non abbiamo una vera cura e non riusciamo a interpretare ciò che sta accadendo. Il mio è un appello alle persone fragili ed esposte come i cardiopatici, che sono tra i pazienti potenzialmente più a rischio. Basti pensare che il 60 per cento dei morti per Covid aveva patologie cardiache, ipertensioni e cardiopatie ischemiche».

Lei è anche presidente lombardo della Società italiana di Cardiologia

«In questi mesi la situazione si è aggravata perché i pazienti hanno avuto difficoltà ad accedere alle cure, ai controlli, moltissimi non sono venuti in ospedale per paura del contagio, molti reparti di cardiologia nei grandi ospedali sono chiusi. In sostanza i cardiopatici non si sono curati. Ecco cosa ci lascerà il Covid: una pandemia cardiovascolare».

Il Covid lascia anche brutti strascichi in chi guarisce.

«I pazienti che guariscono a volte riportano scompensi cardiaci, aritmie. In uno studio che ho condotto con il Monzino abbiamo visto che Sars CoV-2 si insinua nel miocardio, causando cardiopatie dilatative. Consiglio ai pazienti guariti, che dopo due mesi hanno ancora il fiato corto, di fare un'ecografia al cuore».

Cosa si può fare?

«Non mi stancherò di ripeterlo: i cardiopatici si devono vaccinare. Non solo, mi sento di dire con certezza che il vaccino non ha controindicazioni per chi ha problemi al cuore, né interazioni con i farmaci».

La campagna vaccinale prevede che dopo il personale sanitario, gli operatori e gli ospiti delle Rsa, tocchi agli over 80. Si tratta della fascia più debole della popolazione, ma non è quella che diffonde il contagio. Quale dev'essere la funzione di un vaccino?

«Sicuramente dobbiamo proteggere i nostri anziani che sono stati falcidiati e che continuano a morire. L'80 per cento dei morti da Covid ha più di 75 anni. È vero che la seconda fase dovrebbe coprire i cittadini tra i 55 e i 75 anni, quelli attivi, che potrebbero così tornare a lavoro, ma più a rischio».

Il vettore della seconda ondata sono stati i giovani...

«Certo, anche se i giovani si ammalano meno, il grosso problema sono stati gli

asintomatici che hanno diffuso il contagio inconsapevolmente. E dico che anche i giovani devono assolutamente vaccinarsi, perché se è vero che si ammalano meno, è anche vero che rischiano complicazioni polmonari e cardiache».

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