«Tutti i giorni le portava fiori e caffè»

«Tutti i giorni le portava fiori e caffè»

Non le rapine, almeno due, durante le quali aveva anche sparato, e nemmeno il tumore con cui ha lottato quindi anni, erano riusciti a piegarlo. Giancarlo Bocciarelli aveva sempre reagito colpo su colpo alle avversità della vita, ma alla fine si arreso all'ictus che aveva colpito l'amata moglie Anna. Così ieri mattina è andato a trovarla in clinica, come sempre le ha appoggiato i fiori freschi e il caffè sul comodino, le ha accarezzato i capelli, quindi le ha appoggiato al petto la pistola, una 38 regolarmente detenuta, e ha tirato due volte il grilletto. Il terzo colpo l'ha riservato a se stesso, alla tempia destra. Aperta la porta, gli infermieri l'hanno trovato accasciato sulla quella donna che aveva giurato di non lasciare mai: «Se la mamma morirà, io la raggiungerò» aveva detto a Natale ai due figli.
Bocciarelli, 76 anni, faceva parte di una sorta di «dinastia» di gioiellieri, almeno una mezza dozzina di negozi gestiti da zii e cugini tra Milano e provincia. Lui il suo negozio l'aveva aperto tanti anni fa in via Losanna al 15, anche se aveva preferito abitare nella più tranquilla Arese dove sono cresciuti i suoi due ragazzi, un figlio di 42 anni e una figlia di 40. Lui tutte le mattine era dietro il bancone del negozio, insieme all'amata Anna Pirotta, 79 anni, e combattere con la vita. E qualche volta con i rapinatori. «Giancarlo era un bel pezzo d'uomo, non aveva certo paura e teneva la pistola sotto il banco» racconta il vicino e amico Renato Vigani, 59 anni, gestore di un negozio di telefonia. «Ricordo che una volta ha anche messo in fuga i banditi sparando».
Poi alla fine degli anni Novanta un tumore al fegato l'aveva prostrato. «Ha resistito qualche anno, sottoponendosi a cure pesantissime poi 12 anni fa ha deciso di vendere tutto e trasferirsi in un villa con piscina sui colli piacentini, a Carpaneto». Qui il gioielliere si era lentamente ripreso e aveva potuto vedere i suoi ragazzi sposarsi e andare a mettere su casa a Paderno, la figlia, e a Rho. «Era ospitalissimo, ogni volta che noi negozianti della zona andavamo a trovarlo ci teneva a pranzo e cena. E quanto insisteva perché passassimo anche la notte da lui».
Un paio di mesi il nuovo dramma: la moglie, colpita da ictus mentre era dalla figlia, viene ricoverata nella Residenza Sanitaria «Emilio Bernardelli», a Paderno Dugnano, specializzata in lungodegenze. Aveva quindi iniziato un percorso medico che stava dando i suoi frutti: «La paziente non era in pericolo di vita. Si stava riabilitando, era cosciente e vigile» ha spiegato Eugenio Vignati, direttore sanitario della struttura. Progressi forse impercettibili per l'uomo che, persa la speranza, ieri mattina ha deciso di agire. Alle 10.30 come tutte le mattine si è presentato in clinica con la tazzina di caffè e il mazzolino di fiori. Ha attraversato l'ingresso, salito le scale, raggiunto la stanza della moglie e si è chiuso dentro.

Qualche minuto dopo le due detonazione seguita da una terza a distanza di qualche secondo. Quando il personale è entrato nella stanza ha trovato l'uomo accasciato sul letto con un foro alla tempia. «Se mamma muore io la seguo» aveva detto e ha mantenuto la promessa.

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