Il vicequestore che fu preso a bastonate da due black bloc

Anita Garola, una dei tre antagonisti che ieri ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, è la donna che indirettamente scatenò l'aggressione a bastonate nei confronti del vicequestore di Milano Antonio D'Urso. Perché, secondo la ricostruzione degli inquirenti, fu per opporsi all'arresto in flagranza della donna che il 28enne Marco Ventura si scagliò con un bastone addosso al dirigente di polizia, ferendolo al bacino e al polso. Il giovane fu fermato pochi giorni dopo, il 19 maggio, ed è accusato di resistenza a pubblico ufficiale aggravata (dall'utilizzo di armi, cioè il bastone in legno, e dal numero delle persone), lesioni personali aggravate e porto abusivo di armi improprie. Mercoledì prossimo ci sarà l'udienza preliminare.

Vicequestore D'Urso, in attesa che vada avanti il procedimento nei confronti del suo aggressore, cosa pensa del patteggiamento dei tre blackbloc?

«C'è una sentenza, e le sentenze non si commentano: si rispettano e basta».

Molti osservatori nei giorni successivi agli scontri hanno sottolineato che la polizia in quella giornata non certo facile fece un ottimo lavoro. C'era il timore che potesse finire molto peggio. È d'accordo?

«Sì. Siamo soddisfatti di come andò quella giornata, come dichiarò nei giorni successivi anche il Questore Luigi Savina».

Ma lei, ripensando a quel giorno, sente di più il dispiacere per quanto le è accaduto oppure la soddisfazione per come le forze dell'ordine hanno gestito e operato?

«Un'aggressione può sempre verificarsi nell'attività di un poliziotto. Certo non fa piacere, ma fa parte dell'attività di polizia, si mette in conto. E certamente non mi tiro indietro quando c'è un arresto da fare, né mi tirerò indietro se dovesse capitare ancora».

In base a quello che ha visto quel giorno, secondo lei chi protestava lo faceva per convinzione o trascinato dalla corrente?

«Alcuni di loro seguivano degli ideali.

Ma i danni che hanno causato, che sono stati ingenti, restano in ogni caso ingiustificabili. E alla fine atti di questo tipo hanno l'effetto di coprire anche gli ideali, di oscurarli. Altri manifestanti, anche tra chi ha imbrattato la città, probabilmente si sono fatti trascinare».

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