La porta di accesso alla bassa mantovana, ma più in generale per qualsiasi viaggio goloso nelle terre che stanno di qua e di là del Po, è sempre accanto al laghetto dove, la prima che venni, Antonio Santini mi raccontò di suo padre che pescava il pesce gatto per il risotto. Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio è un luogo di memoria e avvenire. Nelle belle e accoglienti sale, Nadia, Antonio e tutta la famiglia Santini perpetuano il senso italiano dell'accoglienza e del gusto. Una volta nella vita bisogna fermarsi a gioire di meraviglie come la terrina di astice con caviale Oscietra Royal e zenzero marinato e i tortelli di zucca, che annodano passato e futuro.
Ma è ora di scendere verso il Po. A Villastrada Di Dosolo, Arneo Nizzoli porta in tavola i sapori diversi delle stagioni, dalla zucca al maiale, dalle lumache alle rane, dal pesce d'acqua dolce (luccio in salsa) al melone di cui ora è il momento. Adattabile a tanti piatti come la zuppa melone, funghi e pollastrino, che nel 1647 venne servita alla tavola dei Gonzaga. E di questo frutto facciamo scorta da Morini e Pagani a Viadana, anche sotto forma di liquore. Prodotto naturale, con la polpa che si deposita sul fondo della bottiglia.
Il fiume è qui a qualche centinaio di metri, si può ascoltare il suo respiro, affannoso in questi giorni di caldo e acque basse.
Viriamo a Nord, direzione Curtatone. Un comune costituito di diverse frazioni, luogo, il 28 maggio 1848, della battaglia tra l'esercito asburgico e la divisione tosco-napoletana inquadrata nell'esercito piemontese. Nonostante la sconfitta e le forti perdite, gli italiani resistettero strenuamente consentendo di porre le basi della successiva vittoria di Goito e della conquista della fortezza di Peschiera. Due monumenti dell'architetto fiorentino Poggi ricordano l'evento e chi vi perse la vita. La sede del comando italiano era alla frazione delle Grazie, dove sorge il Santuario della Beata Vergine Maria costruito (su probabile progetto di Bartolino da Novara) da Francesco I Gonzaga tra il 1399 e il 1406 come imponente ex-voto durante un'epidemia di peste. Esterno gotico, all'interno testimonianza di grande fede popolare con una teoria di statue in cartapesta, legno e cera. Dal soffitto pende un coccodrillo.
Mantova non sarebbe prevista come tappa di questo viaggio (meriterà una spedizione a parte), ma da domani e fino al 27 agosto, alla Casa del Mantegna c'è una mostra da non perdere: Se telefonando come la celebre canzone di Mina (1966). La mostra parte dagli anni del Dopoguerra e arriva ai nostri giorni. Attraverso le opere di svariati artisti, testimonia il mutamento del telefono da semplice strumento di comunicazione in mezzo, tra le altre cose, di espressione artistica.
A Bagnolo San Vito doppia sosta. Per il parco archeologico del Forcello con i resti di un importante sito etrusco scoperto tra gli anni '60 e '70 del XX secolo, il primo di quella antica civiltà a nord del Po. E per Le Tamerici, azienda nata nel 1991 dalla passione di Paola Calciolari, che produce conserve alimentari di qualità, in particolare confetture e mostarde che riscoprono speciali varietà locali, come la mela campanina e l'anguria bianca.
Ma questa è terra di acque e ci addentriamo nel Parco del Mincio dove, a Chiavica del Moro, in un ex castello idraulico, è stato realizzato un punto di avvistamento avifauna. Si tratta di una zona speciale di conservazione che si sviluppa su 25 ettari. E' venuto il momento di attraversare il grande fiume. A San Benedetto Po, c'è la macelleria Lucchini: la carne viene da capi nostrani, i salumi sono di produzione propria, salame mantovano, culatello, trippe, brasati, lingua salmistrata.
La fine è nota, come l'inizio. Ancora una grande tavola, quella dei fratelli Tamani all'Ambasciata di Quistello, un approdo sontuoso, barocco, lombardo, con la voce di Romano Tamani che accompagna i piatti e mi prende letteralmente per la gola : Vieni? Ho i tortelli verdi di ortiche ripieni di piccione e un galletto in forno.
Vengo. (ps a proposito di meloni e di altro, Romano Tamani suggerisce l'azienda agricola Lorenzini a Santa Croce di Sermide, proprio nella punta estrema della Lombardia, tra le province di Rovigo e Ferrara; lo appuntiamo).
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