Un milione di lombardi ha usato droghe

Che erano tempi difficili lo sapevamo già da un pezzo: il consumo di sostanze stupefacenti cambia, si evolve seguendo le tendenze, ma non accenna a diminuire. Nel 2009 oltre un milione di lombardi ha provato almeno una volta qualche tipo di droga e 52.000 persone hanno avuto bisogno di interventi e di cure (5.500 sono stati i pazienti delle Comunità terapeutiche, 38 per cento in più del 2007) mentre i cittadini sono sempre più allarmati per la dipendenza dalle sostanze stupefacenti dei loro amici, di parenti o colleghi: i due fattori di preoccupazione che vengono prima di quello per il consumo delle droghe sono solo la disoccupazione e la criminalità. Tuttavia quel che emerge dal rapporto dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze (Ored) presentato ieri al Pirellone dal presidente Roberto Formigoni, dal direttore scientifico dell’Osservatorio Riccardo Gatti e dal coordinatore tecnico Marco Tosi è un dato che disegna scenari futuri, a livello nazionale, in rapida evoluzione: nel 2012 le droghe usate da ogni fascia di età come sostanze per ottenere prestazioni superiori in qualsiasi campo della vita saranno utilizzate per raggiungere quello che Gatti definisce «narcobenessere», ovvero per raggiungere isole di piacere che non comportano necessariamente emarginazione, isolamento o aumento delle prestazioni. La novità più interessante è che questo comportamento sarà adottato soprattutto dai «nativi digitali», cioè da tutti coloro che avranno meno di 25 anni, nati quando internet esisteva già. Di conseguenza il consumo della cocaina crescerà poco (il mercato è già saturo), quello della cannabis subirà un rallentamento e si assisterà a una «vivacizzazione» di tutte le altre sostanze, in particolare la ketamina (la droga sintetica già molto utilizzata per realizzare il raggiungimento di queste isole di piacere, ndr) e l’eroina bianca che ora ha un mercato di tendenza.
Come hanno sottolineato Formigoni e Tosi, l’Osservatorio si propone di attuare programmi di rafforzamento dei ragazzi nelle scuole dagli 11 ai 13 anni e dai 13 ai 15, coinvolgendo anche i genitori in una sorta di terapia famigliare per contrastare l’inizio dell’utilizzo degli stupefacenti. Il problema, però, ha precisato Gatti, è che per gli adulti diventa sempre più difficile affiancare i giovani nel processo evolutivo visto che proprio il loro utilizzo disinvolto, e molto esperto, dei canali di approvvigionamento di stupefacenti o di conoscenze offerti proprio da internet, esclude completamente anche genitori giovani e «internauti».
Madri e padri che, come ha sottolineato ieri il vice sindaco Riccardo De Corato, devono essere sempre più attenti, anche nelle scuole dei loro ragazzi. «Abbiamo scoperto - spiega De Corato - che alcuni studenti approfittano della fascia oraria prima o dopo le lezioni per andare a drogarsi. E l’ora di religione, che è facoltativa, diventa spesso l’ora dello spinello. I ragazzi sono riforniti soprattutto da pusher magrebini che portano la “roba” con lo scooter o in auto e poi fuggono rapidamente».


Dopo un’informativa degli operatori dell’Api (Associazione poliziotti italiani) che segnalava l’uso di droghe nelle aree verdi limitrofe alle scuole, infatti, recentemente i vigili del Nucleo Centro e del settore Sicurezza hanno rafforzato i controlli e le ispezioni a sorpresa effettuati in abiti civili al di fuori di una decina di istituti scolastici. Nell'ultima settimana, in base all'ordinanza vigente, hanno inflitto 9 sanzioni da 450 euro a studenti (4 diciottenni e 4 quindicenni tra cui una ragazza) sorpresi a fumare hashish.

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