Questa mattina l'Aula di Montecitorio ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge Milleproroghe. Alla Camera la maggioranza torna a salire: 477 deputati hanno votato a favore, mentre in 75 si sono espressi contro. Sette gli astenuti. L’esame del decreto è, poi, ripreso nel pomeriggio quando il governo è stato battuto prima su un ordine del giorno presentato dal Pd Antonino Russo e sostenuto da Pd, Lega e Idv, poi su un ordine del giorno del Carroccio al decreto milleproroghe relativo al canone Rai. Alla fine però l’aula di Montecitorio ha definitivamente approvato il dl Milleproroghe, con 336 sì, 61 no e 13 astenuti.
Il governo battuto due volte
Il governo aveva chiesto al democratico Russo di ritirare l’ordine del giorno sulle graduatorie degli insegnanti. Tuttavia, il deputato ha chiesto che il testo venisse comunque messo in votazione. "Il governo non ha addotto neanche una motivazione per avere cambiato parere", ha spiegato Russo dal momento che "dalla Camera al Senato ha cambiato opinione" su un testo approvato all’unanimità in commissione. La seconda volta il governo è stato battuto sul testo che lo impegna a valutare l’opportunità di stilare un elenco degli apparecchi su cui si debba pagare il canone Rai, indicando anche la tipologia dei soggetti tenuti al pagamento del canone. Il riferimento è alle polemiche suscitate dalla decisione dell’azienda di viale Mazzini, di imporre il pagamento del canone anche ai possessori di palmare o altri strumenti "atti o adattabili alla ricezione del segnale radiotelevisivo".
Dopo l'approvazione definitiva del decreto, il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha espresso in una lettera inviata ai presidenti delle Camere e al premier la sua ira nei confronti dei troppi emendamenti. Il capo dello Stato ha richiamato l'attenzione sulla sentenza della Corte Costituzionale n.22 del 2012 che ha, per la prima volta, annullato disposizioni inserite dalle Camere in un decreto nel corso dell'esame del relativo ddl di conversione.
Nel valutare l'ammissione degli emendamenti ai vari decreti legge, le Camere devono assolutamente "attenersi" ai criteri di "stretta attinenza e relative finalità", ha scritto Napolitano, aggiungendo che "come è noto, il Capo dello Stato non dispone di un potere di rinvio parziale dei disegni di legge e non può quindi esimersi dall'effettuare, nei casi di leggi di conversione, una valutazione delle criticità riscontrabili in relazione al contenuto complessivo del decreto-legge, evitando una decadenza di tutte le disposizioni, comprese quelle condivisibili e urgenti, qualora la rilevanza e la portata di queste risultino prevalenti".
La maggioranza alla Camera
Il governo tecnico fa meglio dell’ultima volta ma sempre sotto quota 500 deputati. Questa mattina il Professore ha ottenuto 477 voti di fiducia sul Milleproroghe: 57 in più della fiducia posta dall’esecutivo lo scorso 9 febbraio sul decreto "svuota carceri". Il record di assenze si registra, tuttavia, tra le file del Pdl, ben 30 deputati (5 in missione e 25 che non hanno partecipato al voto). Presente alla Camera anche l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, subito preso d'assalto dai giornalisti curiosi di sapere come sia andato l’incontro con Monti avvenuto ieri a Palazzo Chigi. "Lo sapete già - ha glissato il Cavaliere - e poi ho detto a lui che non avrei fatto dichiarazioni".
Non lontano da Berlusconi c'era anche il leader del Carroccio Umberto Bossi che è tornato ad attaccare l'ex alleato. "Il Milleproroghe passa perché Berlusconi ha votato la fiducia - ha commentato il Senatùr - è tutta colpa di Berlusconi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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