Finisce tutto in meno di due ore, a riprova che le previsioni della vigilia erano andate sul facile: il proscioglimento per prescrizione delle accuse a Silvio Berlusconi per l'affare Mills era dato praticamente per scontato, in un palazzo di giustizia che ha vissuto in questi anni l'esposizione politica e mediatica sul fronte dell'attacco giudiziario al Cavaliere. Solo una forzatura delle norme del diritto avrebbe consentito a Francesca Vitale e alle sue colleghe di condannare l'ex presidente del Consiglio, ritenendo non ancora trascorso il tempo delle prescrizione: e questa eventualità era vissuta con qualche patema dalla maggior parte dei loro colleghi nel palazzaccio milanese, che di vivere nella eterna trincea contro Berlusconi sono comprensibilmente un po' stufi. E che non avevano nessuna voglia di ritrovarsi più o meno direttamente coinvolti nel puriferio di polemiche che una condanna all'ex premier avrebbe inevitabilmente scatenato.
Se gli spazi per una condanna del Cavaliere erano infinitesimali, ancora più esigui erano quelli per una sua assoluzione nel merito. Anche se all'interno del collegio giudicante si notava una vivace diversità di approccio al processo, nessuna delle tre donne in toga chiamate a giudicare Berlusconi si sarebbe spinta fino a riconoscere la sua innocenza. Un po' perché avrebbe significato andare contro al parere delle sezioni unite della Cassazione, che nella loro sentenza a carico dell'avvocato Mills hanno di fatto sancito la responsailità di Berlusconi nella corruzione del testimone inglese; un po' perché avrebbe voluto dire delegittimare il lavoro che in questi lunghi anni la Procura di Milano ha dedicato alle indagini sulle colpe vere o presunte del fondatore di Forza Italia.
Il proscioglimento per intervenuta prescrizione toglie tutti quanti d'impiccio: per il tribunale Berlusconi non è innocente, e quindi il pubblico ministero Fabio De Pasquale può legittimamente andar fiero del lavoro svolto, e rivendicare di non essere andato a caccia di fole: ma Berlusconi non è neanche colpevole, la sua fedina penale - in una carriera giudiziaria lunga ormai quasi diciott'anni - resta immacolata, e le motivazioni della sentenza, che tra novanta giorni diranno peste e corna del suo ruolo nell'affare Mills, costituiranno al più il materiale per un po' di articoli di stampa, destinati rapidamente all'archivio.
E' finita, insomma, come era giusto aspettarsi che finisse.
E con la conferma - a voler vedere il lato pieno del bicchiere - che a dispetto delle polemiche, e a costo di un po' di spese, i meccanismi della giurisdizione continuano a funzionare. Almeno per chi ha le risorse per potersi difendere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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