Ho notato che anche in Italia si è sollevata una vera ondata di indignazione alla notizia che il ministro belloccio di Germania, emergente e disarmante, ha finalmente confessato d’aver copiato la tesi di laurea. Il suo Paese, dopo averlo messo con le spalle al muro, l’ha obbligato alle dimissioni. Fine di una travolgente carrierona, che sembrava già vedere al capolinea un inevitabile premierato governativo. Da noi, incredulità e sconcerto altrettanto roventi: ma come, uno così lo mandiamo a casa?
Via, non si spreca un simile talento.
Così ne nasce uno ogni generazione, come si fa a metterlo da parte. I tedeschi sono veramente rigidi e ottusi: da noi, una risorsa del genere sarebbe giustamente celebrata e adeguatamente ricompensata. Averne, di ragazzi come quel ministro. Non è facile trovarli. Quante volte dalle nostre parti abbiamo provato a formarli, a istruirli, a indirizzarli: arrivano a casa con il tre in latino e non sanno cosa dire, noi tentiamo subito di aiutarli, “fatti furbo, almeno copia”, e loro che invece nemmeno reagiscono. Prendiamocelo noi, il ministro tedesco. Qui troverebbe un Paese in grado di valorizzare le sue capacità. Qui abbiamo giovani mister che nelle scuole calcio incitano i ragazzini ai più alti valori dello sport, “appena entri in area buttati, mi sono spiegato bene?”, spesso purtroppo inascoltati e snobbati dai nostri piccoli debosciati.
E non va dimenticato che possiamo orgogliosamente vantare una luminosa tradizione, nel ramo copiature e scorciatoie furbine: a Napoli hanno appena scoperto un giovane avvocato che da anni, già da quando era semplice studente, scrive tesi di laurea a gettone, tariffe molto eque, dai 300 euro per titoli comuni ai 2000 per gli argomenti più complessi e ambiziosi. Intervistato, lo specialista è ovviamente caduto dalle nuvole: “Ma come, lo scoprite adesso: è da anni che in Italia tutti comprano tesi già fatte, provate a chiedere in giro…”.
Dannazione, il controsenso: il copione tedesco in mezzo a una strada e noi che sapremmo bene come incoronarlo. Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane.
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