"Il mio mito è Jimi Hendrix. Ma sentivo il blues di papà"

Oggi al Blue Note la star della chitarra (di Belgrado) Ana Popovic. "Con la musica voglio arrivare al cuore del pubblico"

"Il mio mito è Jimi Hendrix. Ma sentivo il blues di papà"
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Con Susan Tedeschi è la regina della chitarra rock blues e dintorni, ma lei, Ana Popovic ha fatto più fatica a imporsi a livello internazionale partendo dalla sua Belgrado e raggiungendo i palcoscenici e le classifiche di tutto il mondo.

Chitarra virtuosa e ruvida come blues comanda, voce aggressiva e cangiante, la virtuosa Popovic è molto amata in tutto il mondo e da noi, in Italia, ha già inciso un album dal vivo al Lago Trasimeno, ora che è in tournèe in Europa sbarca oggi per due spettacoli consecutivi (dalle ore 20,30 e alle ore 22,30) al jazz club Blue Note di via Borsieri.

Pronta per scatenarsi?

«In concerto cerco di dare il meglio di me stessa lasciando ampio spazio all'improvvisazione. Voglio che ogni spettacolo sia diverso dal precedente e voglio arrivare al cuore del pubblico».

Infatti tiene molti concerti.

«Sì, ormai sono al termine del tour che ha fatto più di 100 date ma sono pronta a ricominciare l'anno prossimo».

Ci sono delle novità nel suo stile.

«Sì, cerco di allargare lo spettro del blues senza allontanarmi troppo dalla tradizione. Ora ho formato una band di sei elementi, chiamata Fantastafunk, con cui inglobo elementi gospel, soul, funk. Voglio sperimentare e fare lunghe session un po' come fa Susan Tedeschi con gli Allman Brothers».

La ammira?

«È grande e anche lei sempre diversa nel cercare nuove strade».

Lei come ha cominciato?

«Ascoltando i dischi di mio padre che aveva una enorme collezione, così ho preso in mano la chitarra e ora sono qui. Dalle mie mille influenze voglio suonare un blues personale che abbia la mia impronta».

Chi l'ha influenzata di più?

«Beh, anche se suono elettrico il blues acustico del Mississippi degli anni Venti e Trenta: Charley Patton e Robert Johnson in primis. Poi Elmore James con quei suoi suoni, che sono elettrici, e l'uso spasmodico della chitarra slide. Poi viene il blues elettrico di Chicago, quello di Muddy Waters e di Jimmy Rogers. E poi anche se non suonava amo una donna come Koko Taylor. Tra le chitarriste, poche, la gloriosa Memphis Minnie. E poi l'inarrivabile Jimi Hendrix. Da tutti loro ho provato a prendere qualcosa e personalizzarlo».

Progetti?

«Non

riesco proprio a stare ferma, In concerto sto eseguendo i brani del mio recente album Power, alcuni pezzi del mio repertorio e qualche classico, ma il mio nuovo disco è quasi pronto e uscirà all'inizio dell'anno prossimo».

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