Il "miracolo" Ilaria Salis. Dal carcere di Budapest al seggio d'oro di Strasburgo

L'antagonista, dal carcere ungherese alla comoda poltrona blu del parlamento europeo

Il "miracolo" Ilaria Salis. Dal carcere di Budapest al seggio d'oro di Strasburgo
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Cominciare l'anno nella gelida cella di un carcere ungherese e finirlo sulla morbida poltrona blu del Parlamento europeo a Strasburgo: se c'è un primato 2024 nell'upgrading delle condizioni di vita spetta senza ombra di dubbio a Ilaria Salis, combattiva militante milanese dell'area antagonista. L'alba del nuovo anno l'aveva colta nella prigione di Budapest, detenuta da dieci mesi per avere aggredito e riempito di botte dei militanti di destra nella capitale magiara; San Silvestro la trova in Italia a godersi i trenta giorni di vacanza che l'Europarlamento concede ai suoi fortunati membri (8mila euro di stipendio al mese, più diarie e rimborsi).

In mezzo è successo di tutto, l'esplosione mediatica del caso, gli appelli accorati di compagni e sodali, le trattative discrete tra governi, le sentenze dei giudici, la concessione degli arresti domiciliari e infine il colpo di genio dei verdo-sinistri di Avs che la candidano alle elezioni europee intuendone il potenziale quasi vannacciano di raccattavoti. Previsione azzeccata, Ilaria entra trionfalmente a Strasburgo, 176mila preferenze. Lì, tra le brasserie alsaziane e le riunioni a Bruxelles, scopre il volto piacevole dell'odiata democrazia borghese: e, visto che c'è, rinnova anche il guardaroba (anche se Vittorio Feltri infierisce, sembra una cameriera di Catanzaro: a Catanzaro la prendono malissimo).

Ma le va riconosciuto che anche nella nuova veste continua a dirne di tutti i colori, a festeggiare («buon vento») i vandalismi in Val Susa, a rendere omaggio

ai duri di Askatasuna, a rivendicare le occupazioni abusive, incurante che questo possa indurre i suoi eurocolleghi a revocarle l'immunità, come chiede la magistratura ungherese. Ma tanto si sa già come andrà a finire...

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