Tecnicamente Berlusconi è incastrato. Quel che emerge dalle intercettazioni non è reato, non è un crimine, ma è peggio: è un devastante errore politico. Un uomo di Stato non deve parlare con un telefonino peruviano, non deve maneggiare i liquidi in quantità sconsiderate, non deve trovarsi in mezzo a piccole intermediazioni con aziende pubbliche, non deve imbarcare una compagnia di giro rutilante sugli aerei di Stato, non deve fare in prima persona quel che l’amicizia il diletto o l’imbarazzante condizione di sorvegliato speciale gli suggerisce, e per giunta non deve a nessun costo essere esposto in questi comportamenti davanti a tutti. Incastrato. È la parola giusta, di verità, che chi ama Berlusconi e lo sostiene con consapevolezza politica, e perfino amicizia personale, non deve nascondere. Né a sé stesso né ai lettori né a lui.
Dunque se ne deve andare? Subito? Difendersi da privato cittadino o da deputato? Deve farlo nell’interesse della maggioranza che lo ha eletto e poi lo ha sostenuto in Parlamento, nell’interesse del suo partito e del suo Paese, soprattutto del suo Paese? La mia risposta è «no», non deve. C’è qualcosa di importante e dignitoso che gli resta da fare. Deve andare dai magistrati e dir loro la verità, che non è una verità criminale. Si è divertito in modo imprudente, ma si è solo divertito. E quando una ragazza ha insistito un po’ troppo, le ha detto che «a tempo perso» faceva il primo ministro. Ridendo, con l’autoironia che è sua, con la percezione da monello del fatto che la faccenda stava diventando un po’ imbarazzante, perché poi lui, sì, se la godeva come desiderava e voleva, il che è insindacabile, ma aveva molte altre cose da fare, e le faceva.
Berlusconi deve scuse formali, non per il gusto delle belle donne («che sono care», come diceva nel documentario Silvio forever! con bella e simpatica improntitudine italiana, condivisa dal resto della vecchia nazione maschia), non per quello, ma per la situazione in cui si è cacciato, aiutato dalla sua folle giocosità, da una punta di innocentemanonimpeccabilesciatteria, dalla solita corte che i grandi si portano sempre appresso. Le cose specifiche per cui deve scusarsi le ho elencate all’inizio di questo articolo, che non avrei mai voluto scrivere (come chi legge immagina da sé). Le scuse ci vogliono, l’interrogatorio va reso, e non a Palazzo Chigi ma a Napoli. Con o senza avvocati. Berlusconi non è un gangster, non deve nascondersi dietro il collegio dei bravi avvocati che fanno di tutto per preservarlo di fronte all’accanimento che lo colpisce: è stato per quasi due decenni il capo degli italiani, di un’Italia diversa da quella che c’era sempre stata, un dandy colpito dall’invidia puritana ma anche un uomo di idee e di fatti incancellabili, ha meriti e responsabilità storiche, pubbliche, che non può nascondere sotto la sabbia della mera difesa della vita privata. Deve essere umano come lo è sempre stato. Sa di avere sbagliato, deve scusarsi.
Poi, il contrattacco. Gli italiani saranno anche cinici ma non sono stupidi. Sanno che la vita privata è grigioscura. Sanno che se Agnelli, Carli, Colombo e molti altri eminenti protagonisti della nostra storia, come è avvenuto per Martin Luther King e per John Kennedy, fossero stati sottoposti allo screening barbarico, oltre che grottesco, toccato a Berlusconi, nessuno sarebbe sopravvissuto per la monumentalizzazione in memoriam. Sanno che nel modo in cui è trattato Berlusconi, da un pugno di magistrati e dai mass media, c’è qualcosa di atroce, di losco, di civilmente irresponsabile, di antinazionale, di sommamente ingiusto. Un grande imprenditore e impresario coraggioso, pieno di idee e di fuoco nella pancia, ha conquistato la guida dello Stato, ed è questo il peccato originale che l’Italia parruccona non gli ha mai perdonato. E in questo la maggioranza degli italiani sente di essere stata manipolata e ingannata.
L’ultimo inganno sarebbe darla vinta ai suoi avversari e nemici.C’è una soluzione sana, seria, politicamente credibile e responsabile per interrompere la legislatura o formare un nuovo governo che sappia fare alcune cose recenti fatte dall’armata Berlusconi, come la nomina di Draghi a Francoforte, quella di Saccomanni alla Banca d’Italia, una manovra di argine finanziario al disastro internazionale della «comunità di debito» chiamata Europa (banche tedesche comprese)? C’è gente in grado di affrontare con forza questioni drammatiche e urgenti come il mercato del lavoro, i livelli abnormi di spesa pubblica improduttiva, il bisogno di misure per la crescita economica capaci di scardinare assetti corporativi e sindacali arcaici? Non c’è.
Eliminato Berlusconi personalmente, posto che Berlusconi accetti di andarsene senza un’ordalia elettorale che oggi nessuno vuole, le soluzioni possibili, interne alla maggioranza o di unità nazionale, non danno alcuna garanzia di riuscita, di significato.
Eppoi, questo è il punto decisivo, l’Italia non deve festeggiare la liberazione da Berlusconi e dal berlusconismo in nome di disvalori belluini come quelli che hanno portato a centinaia di migliaia di intercettazioni usate come arma impropria di lotta politica, alla esibizione di un tredicenne nel ruolo di Torquemada in uno stadio di Milano, e alla trasformazione di peccati personali in reati pubblici, la via più sicura verso l’ingiustizia e l’asservimento a una morale insincera, più fatua e dannosa di qualsiasi telefonata tra il premier e Tarantini.Fatte le sue scuse, ammessi i suoi errori, umano e vero, Berlusconi deve resistere e contrattaccare. È una missione quasi impossibile, l’unica degna.
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