Missione partito unico

Il centrodestra è uscito forte dalle elezioni. La questione che, ora, hanno davanti a sé i leader e i dirigenti del centrodestra è cosa fare di questa forza, come giocarla al meglio.
Certo, è persino scontato ricordarlo, prima di tutto, occorre che diano vita ad una opposizione decisa, che non faccia sconti al governo, che rappresenti gli interessi e i bisogni della metà degli italiani che non si riconosceranno né nel leader, né nella cultura, né nel programma di governo del centrosinistra. Fin qui siamo nell'ambito del dovere.
E poi? E poi c'è il partito unico. Quell'idea che fu lanciata da Silvio Berlusconi prima delle elezioni ma che arrivò tardi. I tempi per realizzarla, ormai, non c'erano. Ora ci sono e c'è, soprattutto, il contenuto. Ci vuole un nuovo contenitore. Non si mette il vino nuovo negli otri vecchi perché se no gli otri si rompono. Qual è questo contenuto? In cosa consiste? In un fatto semplice: nel nostro Paese una parte di popolo (la metà) pronta ad un partito unico c'è già. C'è perché vuole, nella sostanza, le stesse cose e crede nelle stesse idee. Parla e capisce la stessa lingua. Ci continua a credere dopo cinque anni di governo. Evidentemente pensa che quello che è stato fatto, anche se non è tutto quello che si poteva fare, è andato nella direzione giusta e che, quindi, si debba continuare a camminare nella stessa direzione e a perseguire gli stessi obiettivi. Portare a termine il lavoro iniziato.
Dall'altra parte, nel centrosinistra, ci sono tante parti di popolo, più o meno grandi ma che, messe insieme, non formano un popolo unico. Rappresentano solo il risultato di una somma di tante parti di popolo distanti che vengono da culture tra loro lontane e che tengono insieme persone che parlano lingue diverse. Alcune, forse, sono più vicine, ma altre hanno veramente poco da spartire. Lo abbiamo visto quando erano al governo, ce lo hanno ricordato in varie occasioni quando erano all'opposizione, ce lo hanno confermato in campagna elettorale, ce lo hanno dimostrato dai primi atti dopo le elezioni. Basta e avanza.
Ora, si sa, quando dentro un contenitore c'è tanta forza o questa esplode o questa implode e manda il contenitore in mille pezzi. In questo caso c'è di più: se la forza del centrodestra esplodesse e si trasformasse in una forza ancora maggiore, unica, con molta probabilità potrebbe mandare in pezzi l'altro contenitore. Già così il centrosinistra, come sanno anche i sassi, avrà vita dura. Se il centrodestra lo vorrà, durissima. Immaginatevi dopo, nel caso in cui Prodi e compagni si trovassero davanti un partito unico: la vita del governo del Professore potrebbe essere veramente un calvario.
Il centrodestra può fare qualcosa di diverso da questo? Mettiamo che il governo di centrosinistra regga. È pensabile che il centrodestra, così com'è, regga anni di opposizione ripetendo il copione del quinquennio 1996-2001? Può pensare di fare «solo» opposizione in vista delle prossime elezioni, magari alla scadenza naturale della legislatura? Difficile. La forza dell'unità del centrodestra potrebbe mandare a carte quarantotto l'Unione (fittizia) del centrosinistra.
Sarebbe veramente un peccato lasciare orfano un blocco sociale che ha dimostrato di tenere al di là di ogni ragionevole e ottimistica previsione.

Anche perché la politica è fatta di idee e di consenso. Tutto facilitato nel caso in cui la parte avversa sia debole. In questo caso c'è tutto. Non andrebbe buttato alle ortiche. Occorrerebbe non freddare l'entusiasmo rinato in questa competizione elettorale.

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