Ma perché nessuno vuole ricordare Moana Pozzi per quella che è stata realmente, cioè una pornostar? E neanche tra le migliori, almeno a dar credito a Rocco Siffredi: decisamente uno competente. Fatto sta che per una certa intellighentia hard-radical-chic Moana è qualcosa «di più», qualcosa che «va oltre», fino a scomodare paroloni come «mito» e «icona», definizioni che ormai lustrano il curriculum professionale anche del pizzicagnolo sotto casa. Il quale - detto seriamente - non è certamente meno «mitico» o «iconico» della tettona del Grande Fratello o della Pupa di turno.
La riflessione nasce spontanea ammirando la mostra «Moana-casta diva»: 22 scatti di Gianfranco Salis, esposti alla Dream Factory di Milano. «Una Moana Pozzi ritratta in un modo diverso per entrare nei musei». Boom. Ecco il punto: ma perché ritrarre Moana «in modo diverso». Noi invece - fan sfegatati di Moana - vogliamo (vorremmo) vederla «ritratta» in «modo consueto», altri che «diverso». Perché la Moana che entrata nel nostro cuore (e nella nostra mente) è la regina del porno, mica la modella patinata omologata a mille altri cloni. Ma purtroppo anche a Moana i panni della pornostar - purtroppo - stavano stretti. Tanto che la «regina del porno», dopo aver visto i ritratti fatti da Salis alla collega Ilona Staller, chiamò di persona il fotografo per chiedergli di ritrarla.
In tre sessioni, tra l'88 e l'89, vennero realizzate le foto. Salis, racconta di aver esposto le foto che Moana amava di più, quelle che a suo parere la rappresentavano meglio.
Dopo essere state pubblicate su riviste, le immagini sono poi rimaste in un cassetto per vent'anni
per poi la scelta di farne una mostra, che ha già fatto tappa a Bologna e Treviso e dopo Milano proseguirà il suo tour in Italia e all'estero.Ma noi a Moana «casta-diva», preferiremo sempre la Moana «porno-diva».
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