Ci avevano promesso la libertà e la privacy, perché come sempre quando nascono le rivoluzioni bisogna sempre offrire qualcosa in cambio. Cominciando da «è gratis e lo sarà sempre» (Facebook), i vecchi nerd diventati imprenditori si sono però via via piegati alla logica del business, per cui non solo Facebook non è più gratis (il prodotto siamo noi), ma ormai non ci si può più fidare di nessuno. Insomma: in che mani ci siamo messi? Di Siri, per esempio.
L'ultimo caso in materia di sicurezza digitale riguarda Apple, l'azienda che più tutti si è eretta a paladina della difesa dei nostri dati. Ricordate la strage di San Bernardino del 2015? Quando fu ritrovato l'iPhone di uno dei terroristi l'Fbi chiese all'azienda di poter accedere ai dati contenuti nel cloud del cliente, ma come risposta ricevette un rifiuto, che continuò anche davanti all'ingiunzione di un giudice: appello dopo appello, il caso finì quando il Governo americano fece sapere di essere riuscito ad aprire la memoria dello smartphone, senza però rivelare come.
Apple aveva vinto, il Ceo Tim Cook scrisse una fiera lettera aperta ai suoi utenti: «Il compromesso sulla sicurezza delle nostre informazioni personali può mettere a rischio la nostra vita: riteniamo che la crittografia sia l'unico modo per mantenere i dati al sicuro. E li abbiamo anche messi fuori dalla nostra portata, perché crediamo che il contenuto del tuo iPhone non sia il nostro business».
Ora pare, però, che non sia più così. Nel 2019 le associazioni americane dei consumatori portano la Mela in tribunale con un'accusa, per certi versi, incredibile: Siri, ovvero l'assistente del nostro telefono, ci ha spiato, anche quando nessuno lo chiamava in causa. E tutto ciò che è stato registrato è stato utilizzato da Apple e poi condiviso con le aziende partner per veicolare annunci tagliati sulle nostre abitudini. Parliamo al passato, ma chissà cosa succede nel presente, nonostante l'azienda abbia sempre e comunque negato qualsiasi responsabilità. Peccato però che 5 anni dopo abbia ora deciso, seppur continuando a respingere le accuse, di mettere fine alla vicenda con un risarcimento: 95 milioni di dollari. Che se vi sembrano una grande cifra (Cupertino incassa ogni trimestre circa 11 miliardi) sappiate che alla fine diventeranno 20 dollari per ogni dispositivo (solo fino a 5 ad utente). Pagare per mettere a tacere, una banale questione contabile.
Insomma: la decisione finale sarà data dal tribunale il 14 febbraio, ma la questione va oltre a quella economica e riguarda il nostro futuro, ora che entriamo nella Terra promessa dell'intelligenza artificiale.
Di chi e di cosa possiamo fidarci? Non è solo una questione che riguarda Apple, ma Apple resta il simbolo della visione che doveva darci un Domani migliore: «La richiesta dell'Fbi è fatta con buone intenzioni scrisse allora Cook -, ma temiamo minerebbe la libertà che il nostro governo ha lo scopo di proteggere». Si parlava di terrorismo e non di pubblicità, è vero. Ma era una promessa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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