I dieci minuti di terrore per WhatsApp down, ma il vero pericolo è il Sole

In quei dieci minuti c'è chi si è immaginato un mondo senza social e chi ha sofferto in agonia, ma bisogna preoccuparsi della prossima tempesta solare e non di un semplice problema di sistema

I dieci minuti di terrore per WhatsApp down, ma il vero pericolo è il Sole
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Ieri dieci minuti di panico, almeno in Italia, perché nel resto del mondo sono durati molto di più. Cos’è successo? I server di META, e quindi di Facebook, Instagram e WhatsApp hanno avuto un malfunzionamento. Accade raramente, ma non ci siamo abituati. A me a ogni messaggio inviato compariva l’icona di un orologino, e la prima cosa che pensi è che sia colpa tua, quindi chiudi e riapri l’app, accendi e riavvii lo smarthphone, e niente. Seguono telefonate a amici: «A te funziona WhatsApp?». «A me no». «Neppure a me». «Ti scrivo su Telegram». «Ok».

Allora vai a cercare su Google, niente, e poi su X, dove trovi centinaia di migliaia di utenti che avvisano del #whatsappdown, e se apri Facebook appare un avviso di META, che dice stanno riscontrando dei problemi e li risolveranno il più presto possibile. Presto quando? Non ci dite un orario?

Nel frattempo chi stava agonizzando perché non riusciva a caricare una foto (dagli influencer agli utenti che dovevano caricare quella del loro gattino o la foto di cosa stavano per mangiare per cena), chi si è immaginato un mondo senza social, senza WhatsApp, chi ha ripiegato su Telegram. Questo per dire quanto dipendiamo dalla rete e dalla tecnologia, e non uso dipendenza in senso negativo, sono delle nostre protesi moderne (Elon Musk vuole anche mettere l’AI nel cervello umano, io mi candido come cavia, tanto ormai cos’ho da perdere?) senza non viviamo, ci sentiamo tagliati fuori dal mondo, fuori da tutto. (Un servizio che va bene che prende i nostri dati, lo fanno tutti, ma in compenso è gratis, e quando Zuckerberg propose di mettere WhatsApp a un euro all’anno ci fu quasi un’insurrezione mondiale, come siamo viziati quando fino a venti anni fa pagavamo un euro per ogni SMS).

E pensare che il più grosso rischio, che prima o poi accadrà, non viene dagli hacker, ma dal Sole, dai brillamenti solari, dalle tempeste geomagnetiche. L’ultima, nel 2003, diventata famosa come tempesta di Halloween, mise fuori uso molti dispositivi elettronici, inclusi i satelliti GPS. Prima o poi succederà di nuovo, è solo questione di tempo, e potrebbe essere molto peggio, tipo l’Evento di Carrington, quando nel 1859 si verificò la più potente tempesta solare mai registrata.

All’epoca causò danni ai telegrafi, poca roba, ma oggi sarebbe una catastrofe, la vera apocalisse sarebbe non poter più accedere a internet, non poter chattare, (e non poter postare la foto del proprio gattino, vabbè, quello non è disastro). Insomma, caro Musk, caro Zuckerberg, cara NASA, schermate bene tutto, satelliti, reti, telefonini, siamo disposti anche a schermarci noi, ma occhio al Sole, senza i servizi internet saremmo fritti.

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