"Presunti abusi sui dipendenti". Nike divorzia dall'artista Tom Sachs

Stop alle sneaker dopo le accuse sul luogo di lavoro invivibile. È ufficiale il divorzio tra il colosso dello sportswear e l'eccentrico artista newyorkese

"Presunti abusi sui dipendenti". Nike divorzia dall'artista Tom Sachs
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Adesso è davvero finita tra Nike e Tom Sachs, dopo le polemiche sulle condizioni di lavoro umilianti nello studio dell'artista. "Non lavoriamo con Tom al momento e non prevediamo nessuna nuova uscita di sneaker", ha fatto sapere il colosso dello sportswear, e Sachs a malincuore ha fatto mea culpa.

"Questi ultimi mesi sono stati un periodo di riflessione dovuto da tempo. È stato doloroso ma vitale. Mi rincresce che qualcuno si sia sentito meno che sostenuto, sicuro e soddisfatto di lavorare con me, ma è evidente che è successo", ha detto l'artista 56enne, le cui opere sono presenti in musei e collezioni private di mezzo mondo, aggiungendo che "in 30 anni di carriera" non ha mai molestato o prevaricato nessuno.

La ricostruzione dei fatti

La bufera è scoppiata tre mesi dopo le lamentele di ex assistenti emerse sulla stampa: il tutto partito da una inserzione di coppia di anonimi vip dell'arte alla ricerca di un assistente-schiavo che rendesse loro "la vita facile in ogni modo possibile". Sachs e la moglie Sarah Hoover erano stati subito identificati come gli autori dell'annuncio. Lei, una influencer ed ex direttrice di Gagosian, aveva bruscamente smesso di postare su Instagram.

Sachs collaborava con Nike dal 2012 con il lancio della sneaker Nike Mars Yard, divenuta negli anni un vero e proprio pezzo d’archivio. Le sue sneaker sono state a lungo così ricercate che per anni potevano essere rivendute per molte volte il valore originale.

Pubblicato a febbraio sul sito della New York Foundation for the Arts, dove laureati in storia dell'arte o aspiranti artisti cercano quotidianamente lavoro, l'inserzione elencava una serie di mansioni, tra cui l'occuparsi dei cani, incluse passeggiate per i bisognini, gestire le tate, governanti e giardinieri, badare al figlio di età prescolare, ma anche mantenere computer e altri sistemi informatici, creare itinerari e prenotare viaggi di lusso per poi affrontarne i cambiamenti all'ultimo minuto. Ma occorreva anche preparare email e post sui social media e recuperare abiti e altri acquisti "da negozi di alta gamma". Dulcis in fundo, la firma in calce all'accordo di riservatezza per evitare exposè in stile Il Diavolo Veste Prada.

La rivelazione delle accuse

Sachs è uno degli artisti più noti sulla scena dell'arte contemporanea a New York e l'inserzione aveva provocato una valanga di commenti di ex dipendenti che avevano riconosciuto nel lessico inconfondibili sachsismi come ad esempio il ricorrente uso della parola sistemi per descrivere mansioni regolarmente richieste dal boss. Era così emersa una cultura di lavoro ostile in cui l'artista regolarmente insultava i dipendenti, aveva attacchi di collera e compariva in mutande in colloqui Zoom. Lo studio di Sachs aveva smentito molte accuse, tra cui l'esistenza di una stanza dello stupro in un magazzino nel sottosuolo, ma recentemente ha adottato una serie di misure tra cui anche corsi anti-harassment obbligatori per tutti, artista compreso.

Oggi infine i dubbi divengono certezze.

Tom Sachs prova a modo suo a scusarsi settimane dopo che sono emerse rivelazioni sulla sue modalità di lavoro in studio. Nike fa sapere che la versione 3.0 di Tom Sachs è stata accantonata. Significa che è davvero finita.

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