Nel De Rerum Natura Tito Lucrezio Caro definisce le gemme «Schegge di Eternità» e non ci vuole uno studioso di esoterismo per capire che le pietre hanno un potere taumaturgico. L'ametista ad esempio era considerata un antidoto ai veleni e non a caso il suo nome in greco antico significa «per colui che non è ebbro» (a-methystos). Per altro qualcuno dice «Ametista pietra trista» ma tutti pensano che zaffiri e rubini stellati siano un potente talismano. Una leggenda persiana dice che la mano che porta la turchese non diventerà mai povera mentre nel nostro Sud si usa mettere al collo dei neonati delle collane d'ambra o di corallo per proteggerli dai malanni. Sulle perle ci si divide tra chi parla di simbolo lunare legato all'acqua e alla donna e chi pensa siano portatrici di lacrime. L'opale è considerato un potente menagramo da genovesi e veneziani ed è proibito alla corte di Spagna per via del pendente regalato da Alfonso XII alla moglie Maria che fu la prima di quattro morti premature tra le proprietarie del monile.
«Io li adoro, li porto da sempre e finora non ho avuto problemi» dice Maria Cristina Buccellati direttore della comunicazione del marchio di gioielleria fondato da suo nonno Mario nel 1919. Con lei e altri grandi nomi dell'arte orafa italiana facciamo il punto sui gioielli che in ogni caso danno un attimo di felicità a chi li riceve in regalo.
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