La moglie di Fiorani: non riesco a perdonarlo

Stefano Zurlo

da Milano

Il presepe, nella quiete di Lodi, è in pezzi. Gloria Sangalli porta sulle spalle un cognome che un tempo era un mantello splendente. Ma oggi è peggio di una maledizione. Gianpiero Fiorani, il marito, è nell’infermeria di San Vittore. Lei prova a sopravvivere fra le due case del quartiere San Bernardo. E dal suo rifugio si smarca dal compagno di una vita, diventato così ingombrante. L’agenzia Adnkronos le chiede qualche parola in difesa del consorte. Lei frena: «Non lo so, forse verrà il momento in cui le diremo, ma certo questo momento non è ancora giunto». Inutile indugiare: «A questo punto vogliamo solamente rimanere soli con il nostro dolore».
La signora Fiorani è ormai estranea alla città che aveva fatto da cornice all’ascesa del banchiere. Lui, intanto, si prepara al nuovo confronto con i pubblici ministeri del Pool. Lo spartito dei Pm subisce continue variazioni, ma è probabile che l’interrogatorio si tenga a San Vittore oggi pomeriggio. Insomma, l’attività investigativa, condotta a ritmi massacranti, non si ferma. Verrà osservata una tregua, poco più che simbolica, per il Natale, ma i magistrati non hanno alcuna intenzione di andare in vacanza. Francesco Greco, il veterano del gruppo, si riposerà in montagna per non più di 48 ore: forse, già nel pomeriggio del 26 dicembre sarà nel suo ufficio, al quarto piano del palazzo di giustizia. E la stessa tabella dovrebbe rispettare il procuratore capo Manlio Minale.
Non ci sono in vista retate, questa indagine non ha i numeri e la cadenza tintinnante di Mani pulite, ma viaggia comunque ad alta velocità. Le quattordici ore di domande, diluite fra sabato e domenica, non hanno risolto l’enigma Fiorani. «Dice e non dice - ribadisce un investigatore - prova a mandare messaggi a destra e sinistra, dovrà chiarire una volta per tutte la sua posizione».
Così i Pm cercano di fargli terra bruciata intorno: nel pomeriggio Eugenio Fusco ascolta per sei ore, nel parlatorio di San Vittore, Fabio Massimo Conti, gestore con il latitante Paolo Marmont, del fondo Victoria & Eagle. Poi, poco prima delle 21 Fusco, scortato da un ufficiale della Guardia di finanza, raggiunge a Palazzo di giustizia i colleghi Francesco Greco e Giulia Perrotti, alle prese con il miliardario lodigiano Bruno Bertagnoli.
Ormai l’inchiesta sulla scalata ad Antonveneta si è divisa in cinque tronconi: al filone originario se ne sono aggiunti altri quattro. Si scava sulla Bpi, «sulla banca nella banca» inventata e gestita da Fiorani; ancora si analizza la tentata scalata alla Rcs e sono sotto osservazione i vertici di Unipol, la potente compagnia assicurativa bolognese, anche se non è stata ufficializzata l’apertura di un fascicolo. Il numero uno di Unipol Giovanni Consorte, indagato per aggiotaggio su Antonveneta, verrà sentito la prossima settimana dai Pm. E i magistrati hanno anche tirato fuori dai cassetti vecchie relazioni riguardanti l’uscita del trio Consorte-Gnutti-Colaninno dalla Telecom.


Infine, in una sorta di domino, pure gli svizzeri si sono messi in moto: hanno bloccato i conti di 26 persone, disponendo numerose perquisizioni, e procedono per riciclaggio. Il futuro di tutte queste inchieste è ora nelle mani di una sola persona: Gianpiero Fiorani.

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