Roma - Alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine avrebbero tradito il giuramento e aiutato il malaffare. Per questo è stato aperto un nuovo filone di inchiesta nella vicenda del maxi riciclaggio di due miliardi di euro su cui indaga da alcuni mesi la procura di Roma e che ha coinvolto, sotto il profilo dell’evasione fiscale, anche gli ex vertici di Fastweb e Telecom Sparkle: è quello delle presunte coperture, a livello investigativo, delle quali avrebbero beneficiato i principali artefici del mega raggiro.
Due ammissioni Lo sviluppo delle indagini ha avuto un nuovo impulso dopo le ammissioni di due indagati, Fabio Arigoni e Augusto Murri. Oltre all’ufficiale della Guardia di finanza Luca Berriola, agli arresti domiciliari, ci sarebbero altri investigatori che avrebbero collaborato con l’associazione a delinquere e provato anche ad inquinare il quadro probatorio, oppure lucrando per se stessi, come il carabiniere della Dia Fabrizio Magi.
Riserbo degli inquirenti I magistrati del pool diretto dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo mantengono il più stretto riserbo, ma già altre persone avrebbero cominciato ad ammettere le proprie responsabilità. Il dato certo, allo stato, è che sia Arigoni che Murri hanno iniziato a collaborare con i pubblici ministeri.
Spiegando il sistema del gruppo che faceva riferimento a Mokbel e delinenando la galassia delle società usate per girare il denaro. La posizione di quest’ultimo, così come quella del consulente di telecomunicazioni Carlo Focarelli, sarebbe stata aggravata dalle dichiarazioni di Arigoni prima e Murri poi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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