"Addio a Varsavia". La tv russa "minaccia" l'atomica

Sulla tv russa la propaganda di Mosca assume toni violenti. Il politologo Serghey Mikheyev evoca la minaccia atomica in caso di intervento della Nato in Ucraina. E avverte: "Varsavia sarebbe distrutta in 30 secondi"

"Addio a Varsavia". La tv russa "minaccia" l'atomica

Il dibattito televisivo assomiglia più che altro a un monologo. Davanti alle telecamere, infatti, la forza di Mosca viene celebrata all'unisono per il suo potenziale distruttivo. Così, tra messaggi di propaganda e richiami dal retrogusto imperialista, gli scenari atomici vengono evocati con una facilità che mette quasi paura. Sulla tv russa la narrazione a senso unico non teme di menzionare la minaccia nucleare, proprio come aveva fatto lo stesso Vladimir Putin. Accade così che nel programma del popolare conduttore Vladimir Solovyov, uomo vicinissimo al Cremlino, si pronuncino aperte intimidazioni nei confronti l'Europa. Messaggi di guerra contro "il nemico".

Inquietano e non poco le parole pronunciate domenica scorsa, su Russia 1, dal politologo Serghey Mikheyev, che sotto lo sguardo compiaciuto del conduttore Solovyov ha descritto quale potrebbe essere la reazione di Mosca di fronte a un intervento della Nato in Ucraina. Sull'argomento, l'esperto russo si è lanciato in una vera e propria intemerata. "L’Europa deve sapere una cosa semplice, che la nostra unica reazione sarebbe la guerra nucleare nel caso di una missione Nato di peacekeeping", ha esclamato Mikheyev, mentre il padrone di casa annuiva ascoltandolo. Poi ha incalzato: "Sì, ci sarà una guerra nucleare. Dunque, coraggiosi polacchi, dovete sapere che in trenta secondi appena non resterebbe più niente di Varsavia". La medesima minaccia è stata poi rivolta dal politologo ai tedeschi, agli estoni e ai popoli del Baltico.

Poi la follia geopolitica e militare a favore di telecamera è proseguita. È stata infatti menzionata Kaliningrad, la città porto del mar Baltico che è di fatto una enclave russa tra Polonia e Lituania, e si è avanzata l'ipotesi del "ricongiungimento" della città alla Russia, tramite un corridoio di terra che dovrebbe essere sottratto alla Polonia o alla Lituania. "Forse dovremmo discutere la questione di creare un corridoio per Kaliningrad? Perché no...", ha commentato il politologo Serghey Mikheyev. Facendo la domanda e dandosi la risposta. La conclusione è ancor più perentoria: "Mi sembra che paesi come Polonia e Lituania stanno facendo troppo i grandi, e non realizzano che noi potremmo dominarli, di fatto, molto più rapidamente di quanto ci stiamo occupando dell'Ucraina. In quanto la questione del corridoio sarebbe un'operazione militare locale ed è più semplice da portare a termine rispetto a ciò che abbiamo iniziato in Ucraina".

Affermazioni risuonate davanti al pubblico televisivo russo, per il quale il racconto della "operazione speciale" di Putin non ammette versioni differenti da quelle enunciate dal politologo di Mosca. Tali dichiarazioni preoccupano, perché decrivono con nitidezza lo scenario interno russo, ma non stupiscono.

Nei giorni scorsi, lo stesso conduttore Vladimir Solovyov aveva commentato il conflitto spiegando: "Se pensate che ci fermeremo sull'Ucraina, ripensaci. Permettetemi di ricordarvi che l'Ucraina è solo un punto fermo nel garantire la sicurezza strategica della Federazione Russa". Poi il grido di guerra davanti al microfono: "Morte ai nemici".

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