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"Pronti a usarle...". Il Cremlino e la minaccia di armi nucleari

Il portavoce del Cremlino ha tracciato una chiara linea rossa: Mosca ricorrerà all'extrema ratio del nucleare soltanto se qualcuno minaccerà la sua esistenza

"Pronti a usarle...". Il Cremlino e la minaccia di armi nucleari

La Russia ricorrerà all'utilizzo dell'arma nucleare soltanto in caso di minaccia alla sua stessa esistenza. Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, pur senza fornire ulteriori dettagli ha tracciato una linea rossa che il blocco occidentale dovrà fare in modo di non oltrepassare.

La linea rossa di Mosca

Nel corso di una lunga intervista rilasciata alla giornalista Christiane Amanpour per la Cnn, Peskov ha parlato di sicurezza nazionale spiegando che cosa significhi per questo concetto per il governo russo. "Abbiamo un concetto molto chiaro di sicurezza nazionale" che prevede l'uso di armi nucleari "solo in caso di minaccia alla sua stessa esistenza". Il portavoce è stato sollecitato più volte sul tema. Questa la sua risposta: "Putin vuole che il mondo capisca le nostre preoccupazioni, abbiamo cercato di spiegarle per due decenni ma nessuno ci ha ascoltati".

Amanpour allora gli ha ricordato che il presidente finnico, dopo aver parlato con Putin, ha raccontato che il presidente russo gli aveva detto che sarebbero accadute "Cose molto brutte". "Si sente di escluderle?", ha insistito lei. E a quel punto Peskov, che prima aveva tergiversato, dinanzi all'insistenza di quella ha detto esplicitamente che la Russia userebbe armi nucleari solo se la sua stessa esistenza fosse minacciata.

"Non ci sono altre ragioni" in grado di spingere la Russia ad usare l'arma nucleare, ha ribadito Dmitry Peskov, dopo aver accusato Volodymir Zelensky di aver iniziato a parlare delle possibilità di dotarsi di armi nucleari, sul territorio dell'Ucraina, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di quest'anno. "Prima che fosse troppo tardi, abbiamo deciso di lanciare una operazione militare speciale per contrastare l'anti Russia creata vicino alle nostre frontiere", ha affermato.

Lo stato della missione in Ucraina

Peskov ha quindi parlato dell'"operazione militare speciale" in Ucraina. Una missione che, a detta del portavoce del Cremlino, starebbe procedendo secondo i piani. Lo stesso portavoce ha precisato che sin dall'inizio nessuno aveva pensato che l'operazione sarebbe durata un paio di giorni. L'obiettivo principale delle forze militari impegnate a Mariupol è fare uscire dalla città le unità nazionaliste, ha aggiunto, mentre l'obiettivo finale di Mosca non coincide con l'occupazione dell'Ucraina.

Scendendo nei dettagli, in Ucraina, la Russia "non ha ancora raggiunto" i suoi obiettivi, ma tutto "sta andando avanti rigorosamente in conformità con i piani e i compiti stabiliti". A proposito di obiettivi, Mosca chiede la smilitarizzazione di Kiev, la neutralità, l'eliminazione dei "battaglioni nazionalisti" e il riconoscimento della Crimea, Donetsk e Luhansk.

Per quanto riguarda la questione inerente alla tempistica, Peskov ha spiegato che fin dall'inizio a Mosca nessuno pensava che un'operazione militare speciale in Ucraina avrebbe richiesto un paio di giorni. Ha aggiunto che l'obiettivo principale dell"operazione specialè dell'esercito russo a Mariupol è ripulire la città dalle unità nazionaliste "che usano i civili come scudi umani e uccidono quelli che volgliono uscire dalla città".

Ha inoltre assicurato che ci sono ucraini che "collaborano con l'esercito russo e che non vogliono vedere la gente morire".

Peskov ha quindi bollato come fake news le notizie di civili deportati in Russia e costretti in campi di concentramento: "Non è vero, queste sono falsità, questa è una guerra di propaganda. Dovete conoscere dall'interno le cose ed è difficile a volte capirle".

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