Come troppo spesso accade quando si ha a che fare con gli attacchi in Francia, uno dei jihadisti che hanno sgozzato padre Jacques Hamel era ben noto alle forze di intelligence. Si tratta di Adel Khermiche, un 19enne franco-algerino che aveva scontato un anno di prigione ed era stato rimesso in libertà il 22 marzo del 2016. Ma quel che è peggio è che, in passato, il terrorista aveva detto ai suoi familiari che avrebbe colpito una chiesa. Lo ha fatto all'uscita della moschea. E nessuno lo ha mai fermato.
Nel 2015, per ben due volte, Adel Khermiche aveva cercato di arruolarsi tra i tagliagole dello Stato islamico in Siria. La prima volta era passato da Monaca, ma non aveva avuto successo. La seconda volta, invece, era stato passato dall'aeroporto di Ginevra, ma era stato fermato alla frontiera turca. Rinchiuso per qualche giorno nella prigione di Champ-Dollon, era poi stato estradato in Francia. All’uscita di prigione, un giudice lo aveva messo in libertà vigilata con il braccialetto elettronico. Poteva, insomma, uscire di casa ogni giorno, ma a orari limitati (dalle 8.30 alle 12.30). Dopo la carcerazione, la procura nazionale anti terrorismo avrebbe addirittura impugnato il provvedimento, ma senza alcun successo. Non solo. Adel Khermiche era noto agli inquirenti francesi come un "velleitario del jihad", cioè come fanatico con ambizioni radicali ma senza un’effettiva capacità di realizzarle. Ma la realtà ha dimostrato il contrario.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Khermiche era da tempo ossessionato dall'idea di compiere quello che oggi è diventato realtà. Due mesi fa avrebbe infatti comunicato a un parente: "Attaccherò una chiesa". È stato l'uomo, le cui generalità sono state mantenute riservate, a riferirlo all'emittente radiofonica Rtl. "Non sono sorpreso per quello che è successo, me ne parlava tutto il tempo - ha dichiarato - parlava dell'islam, e sosteneva che avrebbe fatto cose del genere. Sul Corano della Mecca, posso assicurarlo". Adel Khermiche si confidò col parente un paio di mesi fa, uscendo dalla moschea. "Stavamo andando a casa di mia madre - ha confessato l'uomo - e io non gli ho creduto". Non è stato l'unico a minimizzare.
"Tutti sapevano della sua radicalizzazione", fanno sapere gli inquirenti. Secondo la madre il percorso di radicalizzazione era iniziato dopo gli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo. Eppure nessuno lo ha denunciato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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